XXVII domenica del Tempo Ordinario: riflessioni sull’assemblea domenicale

Nell’assemblea domenicale, come del resto in ogni Celebrazione eucaristica, l’incontro col Risorto avviene mediante la partecipazione alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita.

La prima continua a dare quell’intelligenza della storia della salvezza e, in particolare, del mistero pasquale che lo stesso Gesù risorto procurò ai discepoli: è lui che parla, presente com’è nella sua parola «quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura».
Nella seconda si attua la reale, sostanziale e duratura presenza del Signore risorto attraverso il memoriale della sua passione e della sua risurrezione e viene offerto quel pane di vita che è pegno della gloria futura.

Il Concilio Vaticano II ha ricordato che «la liturgia della parola e la liturgia eucaristica sono congiunte tra di loro così strettamente da formare un solo atto di culto». Lo stesso Concilio ha anche stabilito che «la mensa della parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, aprendo più largamente i tesori della Bibbia».

Ha poi ordinato che nelle Messe della domenica, come in quelle delle feste di precetto, l’omelia non sia omessa se non per grave causa. Queste felici disposizioni hanno trovato fedele espressione nella riforma liturgica, a proposito della quale Paolo VI, commentando la più abbondante offerta di letture bibliche nelle domeniche e nei giorni festivi, scriveva: «Tutto ciò è stato ordinato in modo da far aumentare sempre più nei fedeli “quella fame di ascoltare la parola del Signore” (Am 8, 11) che, sotto la guida dello Spirito Santo, spinga il popolo della nuova alleanza alla perfetta unità della Chiesa».

A distanza di oltre trent’anni dal Concilio, mentre riflettiamo sull’Eucaristia domenicale, è necessario verificare come la Parola di Dio venga proclamata, nonché l’effettiva crescita, nel Popolo di Dio, della conoscenza e dell’amore della Sacra Scrittura. L’uno e l’altro aspetto, quello della celebrazione e quello dell’esperienza vissuta, stanno in intima relazione.

San Giovanni Paolo II
Lettera Apostolica Dies Domini, 39-40