XXV domenica del Tempo Ordinario: incomprensione e timore

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Solo il servizio apre le porte alla resurrezione. Il Signore descrive la sua missione sacrificale per la quale dovrà essere consegnato, maltrattato e ucciso in parallelo alla necessità di farsi piccoli e servire. Come mette in corrispondenza sacrificio e servizio, così connette di conseguenza primato e resurrezione.
Servire, quindi, non è solo un fare pratico, una gara di prestazione, una ostentazione di attivismo. Servire nel linguaggio di Cristo è lasciarsi consegnare, come lui ha fatto, ed essere disposti ad accogliere la sofferenza. Più che attività, il servizio è passività, disponibilità, accettazione.

Questa totale consegna di se stessi, come quella di Cristo, nelle mani degli uomini, questa disponibilità a lasciarsi uccidere, togliere la vita, sono la sola via per ottenere veramente vita e resurrezione.
La passione di Cristo ci dice cosa è veramente il servizio. E il mistero pasquale diventa così non solo realtà da contemplare e scrutare, ma verità che deve riflettersi nella vita concreta del cristiano.

La difficoltà ad accogliere in sè il servizio sofferente e la vita risorta viene moderata da Gesù con il gesto del bambino. Solo chi accoglie la logica della piccolezza, dell’abbandono fiducioso, della totale fiducia, della remissività sorridente, proprio come un bambino, può accogliere Lui, il Signore ferito, maltrattato, ucciso, debole e remissivo. E solo chi accoglie questa passività e debolezza accoglie allo stesso tempo Colui che lo ha mandato, il Padre della Vita, l’Onnipotente.

In questa Domenica, illuminati da questa Parola, eleviamo anche noi insieme al Salmista la nostra invocazione a Dio perchè ci salvi, divenuti anche noi come Cristo bambini che chiamano il loro Padre, piccoli che lodano e benedicono il Suo nome e cercano il Suo volto, desiderosi di salvezza e vita eterna, nella certezza fiduciosa che Il Signore sostiene la mia vita.


don Giuseppe Germinario