XXIX domenica del Tempo Ordinario: Eucaristia come azione di grazie

La mensa della Parola sfocia naturalmente nella mensa del Pane eucaristico e prepara la comunità a viverne le molteplici dimensioni, che assumono nell’Eucaristia domenicale un carattere particolarmente solenne. Nel tono festoso del convenire di tutta la comunità nel «giorno del Signore», l’Eucaristia si propone in modo più visibile che negli altri giorni come la grande «azione di grazie», con cui la Chiesa, colma dello Spirito, si rivolge al Padre, unendosi a Cristo e facendosi voce dell’intera umanità.

La scansione settimanale suggerisce di raccogliere in grata memoria gli eventi dei giorni appena trascorsi, per rileggerli alla luce di Dio, e rendergli grazie per i suoi innumerevoli doni, glorificandolo «per Cristo, con Cristo e in Cristo, nell’unità dello Spirito Santo».

La comunità cristiana prende così rinnovata coscienza del fatto che tutte le cose sono state create per mezzo di Cristo (cfr Col 1, 16; Gv 1, 3) e in lui, venuto in forma di servo a condividere e redimere la nostra condizione umana, esse sono state ricapitolate (cfr Ef 1, 10), per essere offerte a Dio Padre, dal quale ogni cosa prende origine e vita.

Aderendo infine con il suo «Amen» alla dossologia eucaristica, il Popolo di Dio si proietta nella fede e nella speranza verso il traguardo escatologico, quando Cristo «consegnerà il regno a Dio Padre […] perché Dio sia tutto in tutti» (1 Cor 15, 24.28).

Questo movimento «ascendente» è insito in ogni celebrazione eucaristica e ne fa un evento gioioso, intriso di riconoscenza e di speranza, ma è particolarmente sottolineato, nella Messa domenicale, dalla sua speciale connessione con la memoria della risurrezione. D’altra parte, la gioia «eucaristica» che porta «in alto i nostri cuori» è frutto del «movimento discendente» che Dio ha operato verso di noi, e che resta perennemente inscritto nell’essenza sacrificale dell’Eucaristia, suprema espressione e celebrazione del mistero della kénosis, ossia dell’abbassamento mediante il quale Cristo «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2, 8).

San Giovanni Paolo II
Lettera Apostolica Dies Domini, 42-43