XIX domenica del Tempo Ordinario: “io sono il pane vivo”

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Le parole che Gesù ha pronunciato nel brano del Vangelo ascoltato domenica scorsa non sono state semplici da comprendere per i presenti. La folla conosce Gesù, lo identifica attraverso i suoi legami («Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre») e per questo fa fatica a capire cosa intenda quando afferma che è disceso dal Cielo.

Questo mormorare pare quasi infastidire Gesù o comunque è un comportamento inutile, che non porta chiarezza. Allora spiega che a seguirlo, ad andare incontro a Lui sono tutti coloro che sono chiamati dal padre, quindi da Dio. Questa è la fede: una chiamata; è una relazione reciproca.

Gesù si definisce “pane della vita” e “pane del cielo” e chi se ne nutre vivrà in eterno. Quanti si accostano all’Eucarestia con costanza riconoscono i benefici di un nutrimento spirituale, che permette di mettere in pratica gli insegnamenti evangelici, trasforma la vita, fa cambiare atteggiamenti e comportamenti, non si teme forse più la morte perché la prospettiva è quella dell’oltre, dell’eternità.