Più che ritiri spirituali parlerei di incontri spirituali, perché servono ad incontrare il Signore da soli ed anche con gli altri. Ed è quello che abbiamo trascorso tra il 18 e il 19 di marzo presso l’Oasi Mamre di Santeramo, con 36 amici del gruppo adulti dell’Azione Cattolica della parrocchia di Sant’Achille di Molfetta.
Il parroco don Vito Bufi ha voluto scegliere per questo ritiro un tema a noi molto caro, perché ci fa riflettere su uno scritto “Volti rivolti, essere dono l’uno per l’altro” del nostro caro don Tonino Bello. Tema scelto in occasione del 30 anniversario della sua morte avvenuta il 20 aprile del 1993.
Subito dopo essere arrivati ci siamo riuniti per la prima meditazione a cura di don Vito BUFI nostro parroco, il quale ci ha fatto una sorpresa. Ha invitato un relatore d’eccezione. Ci ha fatto ascoltare dalla viva voce di don Tonino che diceva: “La ricerca della persona dovrebbe diventare la nostra passione”. Don Tonino, nel suo discorso, ha interessato le famiglie e i gruppi quali icone della Santissima Trinità, agenzie periferiche che fanno gli interessi della Ditta. Se i teologi definiscono la Santissima Trinità con l’espressione di “Relazioni sussistenti” e se noi gruppi dobbiamo essere icona della Santissima Trinità, allora nelle nostre associazioni ognuno deve vedere nel volto dell’altro un volto da scoprire, un volto con cui relazionarsi. Gesù, grande radunatore, è stato capace nei quattro angoli della terra di mettere insieme uomini e donne per farli diventare una umanità.
Sant’Agostino definisce Gesù il nuovo ADAM adoperando un acrostico che nella lettera A pone Anatolè (Oriente), nella lettera D Dusis (Occidente),nella lettera A Arctos (Settentrione) e nella lettera M pone Mesembria (Mezzogiorno). Gesù, il nuovo Adamo, ha preso questi quattro orli della brocca e li ha ricomposti così da invitare tutti i gruppi della nostra comunità a fare altrettanto.
I gruppi devono anche imitare il gesto della lavanda dei piedi non come gesto spettacolare, ma come gesto di fratellanza, di comunione. E dopo aver celebrato il gesto nella Chiesa, lo dobbiamo esportare all’esterno. Lo ha detto anche Gesù che dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, li ha invitati a lavare i piedi uno con l’altro. La brocca, il catino e l’asciugatoio devono diventare simboli presenti nella famiglia, nei gruppi, nella vita. Non dobbiamo, però, diventare gli specialisti del dare, ma grandi interpreti dell’accoglienza, dell’accettare l’altro, di generare relazioni pure e significative.
Stupende sono state le due storie raccontate che esaltano la scoperta dell’altro. La prima è quella dei due mugnai, due fratelli che senza far sapere uno all’altro si scambiavano di notte un sacco di farina. Poi una notte si incontrano e capendo cosa avevano fatto fino allora si sono abbracciati esaltando il senso della gratuità. L’altra storia è quella del pettine di Boemia dove marito e moglie si vendono due oggetti per far soldi ed acquistare altri due oggetti che possono far felici il rispettivo coniuge. Scoprono poi che questi due oggetti acquistati non sono più utilizzabili. Il bello è che alla fine della storia si sono abbracciati per vivere felici e contenti.
Don Vito ci ha poi consegnato un foglietto con 3 domande riguardanti i gruppi. La sera, in un clima di grande raccoglimento, abbiamo recitato la Via Crucis con meditazioni di don Tonino dal titolo “Sulla strada luminosa della croce”.
La domenica, dopo le lodi, abbiamo celebrato la S. Messa durante la quale don Vito ha spiegato il significato del passo del vangelo che trattava la guarigione del cieco. Questo è un brano del Vangelo che fa vedere il dramma della cecità interiore di tanta gente, anche la nostra perché noi alcune volte abbiamo momenti di cecità interiore. La nostra vita a volte è simile a quella del cieco che si è aperto alla luce, che si è aperto a Dio, che si è aperto alla sua grazia.
Come icona della luce, don Vito ha illustrato il quadro “Il mappamondo” di Jan Vermeer conservato nel museo del Louvre. In una stanza illuminata da una finestra a sinistra, un uomo sta seduto a un tavolo rivolto verso la luce e coperto da un pesante drappo istoriato su cui stanno appoggiati vari oggetti. Tra questi un mappamondo celeste attira l’attenzione dell’uomo, che vi rivolge lo sguardo e lo tocca, come a farlo ruotare, con la mano.
Don Vito hai poi consegnato ad ognuno di noi alcune domande per una riflessione personale. Dopo ci sono stati alcuni interventi per spiegare le proprie riflessioni. Prima di concludere abbiamo recitato tutti la preghiera “Lo sguardo” di Michel Quoist.
Dopo pranzo abbiamo ascoltato le relazioni dei quattro gruppi e don Vito ha concluso con un ringraziamento per ogni partecipante.
Leonardo de Gennaro
Animatore della Comunicazione
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