Martedì 13 settembre 2023 (sera)
Nadya Hazbunova aveva un atelier tutto suo a Betlemme con un certo business. Lei è fashion & jewelry designer e ha studiato in Italia per diversi anni. “Il covid mi ha portato via tutto perché con le mie creazioni io lavoravo molto per i turisti”. Ha perso tutto quello che aveva costruito. Ma durante quel periodo la chiamano dall’associazione Pro Terra Sancta (PTS), un’associazione che promuove e realizza progetti di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale, di sostegno alle comunità locali e di aiuto nelle emergenze umanitarie. Pro Terra Sancta opera in Medio Oriente, principalmente dove sono presenti i frati francescani della Custodia di Terra Santa, nei luoghi all’origine della fede cristiana e al fianco delle comunità locali.
La chiamano per proporle di insegnare ad usare la macchina da cucire a cinque donne i cui mariti avevano perso il lavoro nel settore turistico. “Ogni donna aveva almeno 4 bambini”. PTS ha comprato le macchine e consegnate nelle rispettive case. Una volta a settimana Nadya insegnava loro il mestiere. Oggi queste donne hanno messo su un brand e vendono i loro manufatti – grembiuli, borse, tovaglie arredi – nel bazar inaugurato a giugno del 2022 a Betlemme. Il bazar ha trovato posto in una location di eccezione denominata Dar al Majus (La Casa dei Magi), una casa di cultura, casa di assistenza e casa di promozione con al centro il lavoro artigianale. “A pochi metri dalla Basilica della Natività, si trova questo edificio antico e stupendo che Pro Terra Sancta ha acquistato grazie al finanziamento di 850.000 euro provenienti dall’8xMille alla Chiesa cattolica. Quindi sono coloro che firmano in Italia per la Chiesa cattolica che hanno consentito questo meraviglioso progetto edilizio, ristrutturato nel 2018.
Nella mia precedente visita, nel 2015, il progetto era in nuce, non c’era ancora la sede, e ricordo bene il volto di tante donne – molte di loro sole perchè abbandonate da mariti poligami – che erano lì, dietro un PC per imparare o realizzavano candele, ricami e manufatti vari per rendersi autonome. Oggi quel progetto è diventato realtà. Entrando in Dar al Majus, e in particolare nel bazar mercato equo e solidale, il cuore palpita di gioia al vedere cosa sia stato possibile realizzare. Nadya descrive le attività che vi si svolgono: mostre, concerti, attività culturali e artigianali. E lo dimostrano le tante locandine affisse.
“Intitolare questa casa ai Re Magi – dicono da PTS – ha significato richiamare questa grandissima storia. I Re Magi sono persone come noi, venute da lontano per cercare qualcosa, per cercare quel messaggio e quella grotta. Ognuno di loro ha portato la sua arte, il suo dono più prezioso. È quello che a Casa dei Magi si fa ogni giorno con la gente nel lavoro artigianale: cercare di mettere la propria arte, le proprie capacità, le proprie debolezze, i propri problemi. La Casa dei Re Magi è così luogo che vuole mettere insieme Occidente e Oriente, un luogo per i palestinesi, per la gente locale, ma vuole essere soprattutto una casa per tutte quelle persone che a Betlemme hanno trovato un mondo di bellezza come accadde per i Magi 2000 anni fa”.
Nadya, che oggi insegna anche all’università, si occupa anche del controllo qualità e del marketing. Sono alcune decine le realtà produttive locali messe in rete da PTS.
La condizione della donna in Palestina? “Difficile rispondere – dice Nadya, che ci parla con sullo sfondo le sue splendide creazioni grafico pittoriche che supportano gioielli in legno di ulivo da lei realizzati -. In certe cose siamo fortunate, per essere donne in una società araba con precise regole e con alcuni privilegi. D’altra parte, in una società chiusa, siamo penalizzate con forti limiti. Io sono una donna palestinese cristiana molto fiera, contenta di essere in un posto in cui posso aiutare altre donne a realizzare i loro sogni”.
Nadya porta al collo una catenina con un piccola croce e allora è d’obbligo chiederle che ruolo abbia la fede. “La fede aiuta in tutto, in ogni giorno. Affrontare il covid, i problemi sociali – senza dimenticare che loro vivono in stato di guerra – i conflitti quotidiani… non si può senza la fede. La fede può dare quella energia per credere e lottare per un futuro migliore”.
Quale messaggio all’Italia che ha altri tipi di problemi? “Agli Italiani come a tutti dico: venite qua! Venite a vivere la nostra storia, ad ascoltarla”. Nadya sollecita a non limitarsi ad essere turisti, ma a considerare i palestinesi come persone vive che hanno voglia di comunicare la propria storia, di dare il proprio punto di vista sul mondo.
Il grazie di Nadya alla Chiesa cattolica è netto: “Ogni pezzo che vedete in questo palazzo è un simbolo di quello che avete fatto per noi”.
Luigi Sparapano
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