Martedì 12 settembre 2023 (mattina)
La scuola per Tamer e Nada è già cominciata da un pezzo. Sono fratelli, abitano a Betlemme e sono palestinesi. “Siamo arabi-itali” dice Tamer, quasi diciassettenne. Il papà ha studiato architettura in Italia, ha conosciuto una donna bergamasca, l’ha sposata e hanno stabilito la loro famiglia a Betlemme, dove sono nate prima tre figlie, poi loro due. Parlano italiano molto bene e fino a sette anni fa venivano in Italia ogni estate. Loro sono musulmani. Il padre è musulmano e la mamma cristiana, ma adesso non pratica più.
Li incontro nella scuola cattolica Collegio dei Fratelli Cristiani “La Salle” di Betlemme. Per questa scuola la CEI, Tramite il Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo, ha stanziato 90.000 euro per costruire sei nuove aule per la scuola dell’infanzia e i lavori, che abbiamo potuto vedere, sono a buon punto sul piano strutturale e impiantistico. A breve si passerà alla tinteggiatura e all’arredamento. A questo college studiano 1100 ragazzi e ragazze, educati all’accoglienza reciproca vissuta nella quotidianità e in ciascuna delle aule, di circa 30-40 m2 frequenteranno fra i 30 e i 35 alunni. Le condizioni dell’intero stabile in cui insiste la scuola non sono proprio adeguate, c’è bisogno di eseguire lavori di ammodernamento. E quindi c’è bisogno di fondi.
Perché proprio questa scuola, chiedo a Tamer e a Nada. “Per noi è stata la scelta migliore perché qui i prof. ti vedono come una cosa importante nella vita, la loro vita e la nostra vita”. Loro studiano diverse discipline e diverse lingue senza troppi problemi e con grande motivazione.
Incontriamo alcuni studenti e formiamo delle isole per avviare un dialogo interpersonale, per farci raccontare di loro e raccontare di noi. Un bel momento di condivisione per conoscere la vita palestinese fuori dalla cronaca. Anche in questa scuola la maggioranza degli studenti è musulmana. Nada, quattrodicenne, dice che per loro è normale convivere con compagni non musulmani. “Non è un problema, la mia migliore amica è cristiana”. “Occorrerebbe non attenersi alle news della TV – aggiunge Tamer – agli avvenimenti violenti che vengono raccontati ogni giorno che alimentano l’idea di violenza nella cultura musulmana. Questo non è vero, in questa scuola viviamo in grande amicizia, in pace. Ci sentiamo uguali”. “Ci sentiamo libere, siamo tutte una cosa sola, dice Nada. Lo si capisce anche dal modo in cui interagiscono con i docenti e la preside e dal volto di questi adulti che si prendono cura di loro con tanta forza di volontà e determinazione. Il sorriso è dominante!
Grazie alla mamma italiana loro seguono un po’ la cronaca italiana e a proposito dei recenti episodi di violenza sui ragazzi e femminicidi ammettono che “anche qui in Palestina succedono queste cose tristi”.
Tamer e Nada devono rientrare in aula e concludendo dicono con grandi sorrisi che qui dentro il College de Frères a Betlemme si sentono totalmente liberi, rispettati, senza doversi guardare le spalle. Mentre fuori purtroppo così non è. Desiderano poter continuare a studiare fuori Palestina e loro forse lo potranno fare avendo anche il passaporto italiano, “ma molti nostri compagni non potranno farlo essendo solo palestinesi”.
Il dramma di queste popolazioni palestinese che non hanno accesso libero ad altri territori, devono cambiare mezzi quando si recano a lavorare a Gerusalemme, non possono usufruire dell’aeroporto di Tel Aviv, devono fare lunghe attese e lunghi giri per raggiungere posti vicinissimi… è una triste condizione che penalizza i ragazzi, cancella i loro sogni, spezza il futuro…
Andando via il coro dei piccolissimi della scuola dell’infanzia ci fa dono di un canto di cui non comprendiamo le parole ma afferriamo il senso di gioia, espresso con le mani e i baci volanti.
Nella scuola lasalliana Tamer e Nadia vivono la loro adolescenza serena e in libertà. Tanto liberi che dopo esserci salutati Nadia esce dal suo gruppo di compagni per venirmi incontro e dirmi “Grazie, non ci aspettavamo oggi questa bella chiacchierata”.
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