Silvia da settembre non ha fatto neppure una assenza agli incontri in parrocchia. I suoi catechisti, Luca e Alice, non l’avevano quasi mai vista negli ultimi due anni. Non veniva mai, nonostante le chiamate continue ai genitori e i colloqui frequenti con la nonna Angelina, che è una fedelissima della messa delle 18.30. Forse perché il prossimo mese c’è la cresima e deve venire per “prendere” il sacramento e finire finalmente di venire in parrocchia? Luca e Alice non lo hanno ben capito, soprattutto perché Silvia è presente, sì, a tutti gli incontri, ma non ha mai proferito nemmeno una parola. Viene, sta lì in silenzio, non parla con nessuno, sembra annoiata e disinteressata. Da qualche Domenica sta venendo alla Messa delle 12.00. Da sola, sempre sola, nonostante i tanti inviti a partecipare con i suoi amici di gruppo alla Messa dei ragazzi. Forse si sveglia tardi? È difficile capirla.
Sono questi i pensieri che si stanno scambiando Luca e Alice, che questo gruppo lo seguono già da tre anni. È appena finito l’incontro e di questo bel gruppo di ragazzi vorrebbero vedere il futuro, immaginano già di coinvolgerli nell’oratorio invernale e, qualcuno, nella band della parrocchia. Intanto si avviano verso l’uscita, salutano velocemente il parroco, gli chiedono se domani pomeriggio ha del tempo per cominciare ad organizzare la celebrazione della cresima. Poi escono e fuori, all’angolo del cancello della parrocchia, c’è Silvia. Sola.
Le si avvicinano, lentamente, quasi con il timore di spaventarla. «Silvia, tutto bene? Che succede? Aspetti qualcuno che ti venga a prendere?» «Non c’è nessuno che mi viene mai a prendere. Aspetto che finisca la Messa per andarmene con mia nonna a casa sua». «Siamo contenti – aggiunge Alice – che stai venendo agli incontri. Oggi però ti abbiamo vista più giù del solito. È successo qualcosa?». Silvia alza lentamente lo sguardo, come per controllare che non ci sia nessuno, poi decide di rompere il giaccio: «No. Non va niente bene. Oggi avete parlato della fiducia, di Abramo, del suo legame con le sue persone care e con Dio. Gli altri parlavano della loro famiglia, dei genitori, di quanto si fidino di loro, dei sacrifici che fanno per loro, del tempo che passano con loro. Io non mi fido di nessuno e non ho nessuno. Mia nonna si prende cura di me da quando avevo cinque anni. Oltre lei non ho nessuno».
Luca e Alice cominciano a leggere la vita di quella ragazza silenziosa. «E i tuoi genitori? Noi li conosciamo». Esclamano. Silvia risponde: «Sì li conoscete, come li conoscono tutti. Ma la verità ve la dico io: non amano nessuno se non ciascuno se stesso. Da quando si sono separati mi usano come un pacco, ora da scaricare ora da pretendere. Io devo cambiare casa ogni tre giorni, in due città diverse, spostare roba e libri, non sapere con certezza dove dormirò stasera. E poi, non mi parlano, pensano al lavoro, al cinema, ai vestiti, alle vacanze. Mi hanno dato una carta di credito ciascuno, ne ho due sì! Ma non ho nessuno. Né al paese di mia madre né al paese di mio padre. Non ho mai stretto relazioni con nessuno, e chissà se mai ci riuscirò». «Però puoi avere gli amici» interrompe Luca. Silvia non esita più a parlare: «Ma quando non hai imparato da nessuno l’amore, devi prima costruirtelo da te. Gli altri sono fortunati, perché anche se con tanti difetti hanno visto almeno un po’ cosa è l’amore. Io no, non ho mai sentito questa parola, non saprei cosa sia! E ho paura a parlare con chiunque, anche con le mie amiche. Mi sento inferiore a loro, povera della cosa più importante, della capacità di stare insieme, di relazionarsi. La mia unica compagnia è la solitudine».
Silenzio, Luca e Alice non sanno cosa dire. Poi Silvia aggiunge: «Qualche settimana fa sono entrata in chiesa per aspettare mia nonna, perché fuori piovigginava. Ho sentito il sacerdote leggere il vangelo che diceva: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Sono rimasta colpita, e da allora mi rincorre una domanda: come Lui ha amato noi? Voglio scoprire l’amore. Per questo ho ricominciato a venire agli incontri e anche la Domenica: sono curiosa di sentire come si vive l’amore».
Luca e Alice si guardano: avevano giudicato quella ragazza disinteressata, forse sono stati superficiali. «Silvia, da molto aspetti? Andiamo che ho preparato la focaccia» dice nonna Angelina appena uscita da Messa, dopo un saluto veloce.
Luca e Alice si ritrovano da soli. Anche per loro da oggi è cambiato qualcosa, hanno capito che Silvia non ha bisogno solo dei loro incontri, ma di loro, di qualcuno che le faccia vedere che si può amare, che si può voler bene. E che spesso il silenzio e il disinteresse è un grido di aiuto e un bisogno di interesse. Ora lo hanno capito, lo hanno imparato da Silvia.
don Giuseppe Germinario, direttore