Seguiamo sempre il Vangelo di Giovanni che ci presenta non parabole o miracoli, ma il Maestro che parla in prima persona e usa il verbo ricorrente nel quarto Vangelo, quando si parla dell’amore di Dio: «rimanete nel mio amore», come condizione per avere la gioia piena.
Dell’apostolo Giovanni non abbiamo solo il quarto Vangelo, ma anche le tre Lettere cattoliche e l’Apocalisse.
In questi scritti è dominante il tema dell’Amore che in questa sesta Domenica di Pasqua è presentato come il comandamento più grande: «questo è il mio comandamento: che che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi». L’Antico Testamento aveva un’altra misura: «ama il prossimo tuo come te stesso», quindi l’amore per sé come misura dell’amore per gli altri.
Il Nuovo Testamento dice a chiare lettere che misura è l’Amore di Cristo per noi: un amore immolato, inchiodato, crocifisso.
Come ben spiega il Maestro: nessuno ha un Amore più grande, dare la vita per i propri amici. Un esempio per tanti e per tutti, San Massimiliano Maria Kolbe, francescano conventuale che nel campo di concentramento di Auschwitz si offrì vittima al posto di un prigioniero, papà di famiglia. Ma non vorrei tralasciare l’amore dei genitori per i propri figli, letto con la lente di ingrandimento della Prima Lettera di Giovanni: «in questo sta l’Amore: non siamo stati noi ad amare Dio ma è Lui che ha amato noi.» Il Vangelo spiega meglio: «non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi». Nessuno di noi ha scelto i propri genitori, tutto è dono gratuito.
Don Tonino Bello direbbe: «amore: voce del verbo morire!» Quindi in Tempo di Pasqua possiamo cogliere il peso e la misura di questo amore disinteressato e gratuito.
Oggi dell’amore si canta in tutte le canzoni di Sanremo, ma siamo ogni giorno di fronte a un conto spietato di amori infranti e sfiniti in modo inesorabile. Allora vale la pena aggrapparci alle parole del Maestro del Vangelo odierno: «questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.»
padre Roberto Francavilla