Prosegue il percorso a tappe Tornare a casa – le fasi della vita promosso dai frati minori cappuccini di Giovinazzo, con il coinvolgimento e il contributo di padre Andrea Viscardi, padre Mariano Bubbico e l’esperienza del dott. Antonello Taranto.
Si è tenuto venerdì 8 novembre il terzo appuntamento, sulla maturità, toccando le diverse dimensioni che la compongono: famiglia, lavoro, tempo libero, figli lontani, equilibrio coniugale, salute.
Si è partiti dalle esperienze di chi ha visto andar via di casa i propri figli, nella volontà e nell’intenzione di costruirsi una vita autonoma o fare scelte lavorative o di studio che rafforzassero la loro indipendenza. Tra i vissuti condivisi, sono emerse situazioni variegate. Una madre ad esempio ha provato il distacco dall’unico figlio, oggi adulto, che dopo la scuola superiore ha scelto di proseguire gli studi fuori, di trasferirsi poi all’estero e convivere, cogliendo l’opportunità dello smart working come occasione per tornare a salutare i familiare e magari permanere di più. È emerso qui un certo dispiacere per la lontananza e l’età che avanza, tuttavia la gioia di poter accogliere per un tempo più disteso il proprio figlio. Altri genitori hanno incoraggiato, anche attraverso possibilità concrete di permanenza e lavoro temporaneo all’estero, la scelta di studiare in un’altra regione e di coltivare una relazione affettiva parallelamente agli studi.
O, ancora, chi avrebbe desiderato che i propri figli andassero via per una possibilità maggiore di realizzazione, proiettando tuttavia un personale desiderio, e invece ha rivalutato la loro scelta di restare e dare centralità alla relazione sentimentale in corso, impegnandosi nella costruzione di una famiglia e “donando” ai nonni la gioia dei nipotini. Di contro, chi non ha completamente condiviso la decisione del figlio di interrompere gli studi a fronte di una offerta lavorativa che lo porta a girare il mondo e trovare soddisfazione nelle competenze riconosciute e valorizzate, prova a tirar fuori dai cassetti vecchi sogni personali e, come ha specificato il dott. Taranto, a riscoprire la propria giovinezza o accendere la creatività. Un modo, insomma, per non subire l’amarezza e il dispiacere sia della lontananza che dei sogni genitoriali infranti.
Il discorso è stato ampio e orientato a distinguere tra desideri buoni ed effimeri, tra elementi che permettono ad alcuni figli di coltivare il proprio sogno e attivarsi per realizzarlo e limiti o mancanze che portano altri a non essere ancora autonomi dalla famiglia d’origine. Fondamentale nella crescita il supporto dei genitori, anche e soprattutto in caso di errori, bravate, decisioni criticabili, per vivere l’esperienza essenziale di sentirsi amati e quindi poter a propria volta amare. Così come è necessario che i genitori riconoscano che alcune delusioni nei confronti dei figli provengono dalla proiezione di propri bisogno o progetti su di loro, in una sorta di processo che può portare all’insoddisfazione degli stessi.
Interessante poi la sollecitazione sui sogni che in età matura ciascuno può ancora avere, al di là del rapporto con figli e nipoti, lavoro e occupazioni. C’è chi allora si dedica alla meditazione e anche all’ascolto dei giovani in parrocchia o chi sta pensando di coltivare una passione rimasta in disparte a lungo. E lo stesso padre Mariano continua a sognare che attraverso l’intreccio delle relazioni si possa vivere in maniera più profonda e consapevole, per un benessere davvero integrale.
L’ultimo incontro di questo ciclo sarà venerdì 29 novembre, su terza età e oltre.