“In realtà ho ricercato sempre il modo più giusto per assicurare una presenza missionaria nell’ambito familiare, professionale, sociale, di Chiesa locale, cioè all’interno di tutte quelle realtà in cui sono stata chiamata a spendere l’esistenza, il vivere quotidiano”.
Parole di Filomena De Ruvo, la carissima Memina, pilastro del laicato ruvese, che nel tardo pomeriggio di lunedì 17 aprile 2023, si è spenta alla veneranda età di 98 anni, nella casa di Riposo delle Suore Gerardine dove viveva da molti anni. I funerali saranno celebrati mercoledì 19 aprile alle 15,30 nella parrocchia S. Lucia (salvo diversa indicazione). Il Vescovo e la comunità diocesana la affidano al Signore.
A parte l’udito molto indebolito, che lei aveva imparato a sostituire con la lettura del labiale, Memina è stata lucida fino agli ultimi minuti di vita, ha ringraziato per tutto: “Sono in attesa della Luce. Quando Lui vorrà sono qua ad aspettarlo”. È stata la frase ripetuta continuamente, nell’ultimo mese soprattutto, preparandosi al grande passaggio con la serenità di chi la fede l’ha vissuta nella totalità della vita.
Sul settimanale Luce e Vita n. 31-32 del 6/13 settembre 1987 troviamo sintetizzata la sua vita, alla vigilia della partenza per la missione in Argentina. “Filomena De Ruvo è nata a Ruvo di Puglia il 7 febbraio 1925. Si è formata al senso della missionarietà laicale nella Azione Cattolica, per poi trasferire la sensibilità ivi maturata in vari ambiti di vita sociale ed ecclesiale, nonché nell’attività professionale. Si è particolarmente dedicata all’impegno didattico-pedagogico di maestra elementare, non mancando di promuovere un’educazione improntata ai valori della solidarietà, della pace, della fratellanza universale e aperta ai temi della mondialità”.
Le sue energie le ha investite particolarmente nell’Azione Cattolica (ex Diocesi di Ruvo), essendo stata presidente diocesana, insieme ad altre laiche e laici che hanno animato la Chiesa locale dal secondo dopoguerra contribuendo alla ricostruzione morale e sociale delle nuove generazioni, prima ancora che alla ricostruzione urbana. Come anche ha dato un forte contributo alla ricezione del Concilio Vaticano II nelle parrocchie della città, in collegamento con Diocesi limitrofe. È una storia da ricostruire senz’altro per ritrovare l’anima di una comunità che non può smarrire l’esigenza della comunione.
Memina ha voluto anticipare il pensionamento dal servizio scolastico per dedicare alcuni anni della sua esistenza ad una esperienza di vita “con i poveri, per i poveri, come i poveri, a tempo pieno e in modo totalmente gratuito”, scriveva nell’intervista a Renato Brucoli. Infatti, dopo un periodo di preparazione, partì per l’Argentina il 17 settembre 1987, a 62 anni, con Mario Adessi, per raggiungere la diocesi di Viedma e “testimoniare in collegamento con don Ignazio de Gioia, il coraggio e la giovinezza del suo esistere”. “Buon viaggio, allora – augurava don Tonino Bello a lei e a Mario -. Il Signore guidi i vostri passi. Dimori nel vostro cuore e risuoni sulle vostre labbra”. E la sera che sarebbe tornata dall’Argentina don Tonino la attese in casa di un condomino, trattenendosi fino a tardi guardando la partita dell’Italia. Filomena arrivò al mattino seguente e don Tonino ritornò a salutarla con un fascio di rose rosse e restando a pranzo a casa sua.
“Meta ultima della missione – ebbe modo di affermare Memina – è l’avvento del Regno di Dio, realtà di giustizia, di amore, di pace: un progetto per cui vale la pena di spendere sé stessi”. Quando tornò dall’Argentina, dopo poco più di due anni, continuò la sua vocazione missionaria nel Centro di Accoglienza della Caritas di Molfetta prendendosi cura, come una mamma, di tutti: volontari e ospiti. “Per chi vuole configurarsi a Cristo, il luogo non conta. In Argentina o a Molfetta, non cambia nulla. L’essenziale è servire i fratelli”. Grazie, Memina!
Luigi Sparapano
©Luce e Vita
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