Querite primum Regnum Dei

È il Vangelo il filo conduttore di questo numero di Luce e Vita.
In realtà, il Vangelo è il filo conduttore di tutta la vita e l’attività della Chiesa, ma non solo. Il Vangelo è la chiave di lettura che la Chiesa possiede per leggere in modo unitario e carico di senso la storia: la sua storia e la storia dell’umanità nella quale essa è immersa. Non mancano anche in queste settimane notizie destabilizzanti. Il Vangelo è lo stabilizzatore dell’anima di fronte a una moltitudine di smottamenti.


Ogni giorno ci sono all’incirca una quarantina di terremoti su tutta la terra, circa 1 ogni 30 minuti.
Alcuni di questi non sono percepiti, altri si avvertono debolmente, ma alcuni sono fenomeni devastanti, come quello che alcuni giorni fa ha colpito duramente il Marocco. La terra è instabile, è mobile, è provvisoria. Non può rappresentare nulla di fermo e certo. Questo deve preoccuparci? Inquietarci?

Potrebbe inquietarci solo se non avessimo altri punti di riferimento. Ma noi sappiamo bene che «il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt. 24,35). La Parola di Gesù deve essere per noi più stabile della terra che abbiamo sotto i piedi, possiamo essere più certi della Sua Parola che di tutto il resto. L’operazione di salvataggio vera, efficace, è solo il Vangelo, il quale non ci fa disperare di fronte alla distruzione, ma ci annuncia la vita eterna, la terra nuova e il cielo nuovo.

Ma anche dove la terra, questa terra, non trema, non mancano motivi di bisogno, in ultima istanza legati a povertà e miseria. Non solo oggi, ma ancora oggi, le indigenze di alcune fasce della società interrogano tutti. E anche in questo caso, a fronte di provvedimenti e manifestazioni, l’unica manovra contro la povertà può essere il Vangelo. Non perché stanzia fondi o strutture, cose che spetta ad altri fare, ma perché rivela la ricchezza più importante: la dignità dell’uomo e la sua figliolanza grazie al Battesimo. Non basteranno fiumi di sussidi, redditi, salari, bonus e altro del genere ad eliminare la povertà, se non si proclama ogni giorno la dignità della persona, se non si insegnano i valori fondanti della società cristiana, se non si esercita la giustizia e la solidarietà.

Ecco perché è necessario annunciare il Vangelo! L’attività missionaria, da alcuni relegata a pio ascolto dei racconti di chi è stato in terre lontane, è il compito più urgente qui e ora, è la traccia identitaria del nostro essere Chiesa, come già affermato da Paolo VI nell’Ad gentes. Distratti dal debito pubblico e dall’accaparramento dei fondi, dai bandi e dalle gare d’appalto, dimentichiamo come Chiesa il compito di convertire al Vangelo la nostra terra, la nostra Italia, la nostra Diocesi. Dimentichiamo di liberare gli uomini dal vero debito che è il peccato, invitando al pentimento e alla confessione. Dimentichiamo di proclamare il Regno di Dio come ordinamento primario ed intramontabile, sul quale plasmare e valutare le istituzioni umane.


Bisogna riprendere in mano il Vangelo, vera costituzione di salvezza, e gridare che in esso è proclamata la dignità della persona umana, senza paura della persecuzione di chi vuol trasformare la persona in capitale, per costruire un regno che non si regge su alleanze umane e patti internazionali, ma il Regno di Dio, fondato sull’Alleanza, nuova ed eterna, sancita dal sacrificio di Cristo nel suo atto d’amore pasquale:
la croce.

don Giuseppe Germinario, direttore

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