Si è svolto a Trieste dal 6 all’8 settembre scorso il Link Media Festival, un appuntamento di portata internazionale al quale hanno partecipato i più importanti nomi dell’ambito del giornalismo contemporaneo e hanno discusso sul presente e sul futuro di una professione e di una passione che deve fare i conti con i tempi che cambiano. Non si tratta soltanto dell’impatto della intelligenza artificiale, tema pur rilevante al giorno d’oggi, ma anche della capacità di destare attenzione e di provocare riflessione.
La crisi del giornalismo, soprattutto della carta stampata, è una delle tematiche di maggior dibattito oggi nel mondo dell’informazione, dominato dalla ricerca di notizie brevi, accattivanti, ma non sempre del tutto affidabili o precise.
Tra gli interventi più interessanti del convegno senza dubbio si può annoverare quello della nota giornalista Giovanna Botteri. Tra considerazioni sulle vicende di gossip politico attuali e la narrazione delle sue importanti esperienze di giornalismo di guerra, ha anche espresso due pensieri su due temi importanti per il giornalismo di oggi. Circa l’intelligenza artificiale ha detto chiaramente che oggi è impossibile pensare di tenerla fuori anche dalle nostre redazioni. Essa oramai esiste e bisogna farne i conti, non restare passivi ma attivi, gestendone le potenzialità e dichiarandone i limiti. Ancora più interessante il suo intervento sui motivi della crisi del giornalismo oggi: la poca credibilità che oggi ha l’informazione.
Quello che il giornalismo deve riprendere, anche di fronte alle sfide dell’intelligenza artificiale, è smettere di esprimere visioni ideologicamente di parte e fare semplicemente quello che è il compito del giornalista: raccontare i fatti senza giudizi, perché poi è chi legge a farsi una opinione.
Anche la professoressa Zanichelli, coordinatrice di un master in giornalismo all’università IULM, ha riconosciuto che quello attuale è un momento di “appannamento” del compito del giornalista, coperto dalla concorrenza di tante agenzie pseudo-giornalistiche, ma ha aggiunto che oggi il lettore accorto ha una grande possibilità: verificare la attendibilità di una notizia. Non più lettore passivo, chi sta dall’altra parte dell’articolo è invitato a ricercare e confrontare fonti e versioni dei fatti.
Ci sono stati tanti altri interessanti interventi. Ma questo sembra essere un punto comune emerso in questo festival: è necessario raccontare la realtà, quella quotidiana e concreta, quella vera perché vissuta, quella vista e toccata di persona.
Non possono non venire in mente le parole della Prima lettera di Giovanni (1,1.3-4): «Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita, […] quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena».
È evidente che la Sacra Scrittura definisce e costituisce anche un modello di comunicazione, alla quale anche noi vogliamo rifarci in questo nostro settimanale, per far toccare con mano ai lettori la storia che non va sui libri ma che si realizza veramente nella vita quotidiana.
don Giuseppe Germinario, direttore