La terza domenica di Avvento è chiamata Gaudete per la prossimità del Natale, la quarta di Quaresima è chiamata Domenica laetare per l’antifona d’inizio che recita: «rallegrati Gerusalemme!». Veramente c’è poco da rallegrarsi per come vanno le cose proprio in Terra Santa, con questa guerra tra palestinesi e israeliani!
La Parola di Dio però ci dà i motivi di questa gioia, anzitutto nel proclama di Ciro, re di Persia, al quale il Signore ha concesso tutti i regni della terra e lo ha incaricato a costruirgli un tempio in Gerusalemme: «chiunque di voi appartiene al suo popolo il Signore suo Dio sia con lui e parta.»
Un editto che mette la parola ‘fine’ alla schiavitù del popolo di Dio deportato in Babilonia. L’apostolo Paolo proclama la liberazione da un altra schiavitù: non per il re Ciro, ma «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore per il quale ci ha amati, ci ha fatto rivivere in Cristo, per grazia siete salvati ma ciò non viene da voi ma è dono di Dio».
Il vangelo di Giovanni ci dà un motivo sublime per rallegrarci nelle parole che Gesù Cristo dice a Nicodemo, il quale di notte va a trovarlo, dopo averlo ascoltato tra la folla dei giudei: «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannarlo ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui.» Sempre a Nicodemo Gesù presenta il paragone con il serpente che Mosè innalzò nel deserto: « così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’ uomo, perché chiunque creda in lui abbia la vita eterna».
Un’altra volta compare Nicodemo, al capitolo 7, quando si discute nel Sinedrio cosa fare di Gesù: «la nostra legge giudica forse un uomo prima di ascoltarlo e di sapere ciò che fa’? Gli risposero: sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea!»
Questa domenica rallegriamoci allora di essere come Nicodemo accusati di seguire e appartenere a Gesù perché come recita il salmo: « il ricordo di te è la nostra Gioia.»
padre Roberto Francavilla