“Fare domande è giusto, anzi spesso è meglio che dare risposte, perché chi domanda resta inquieto e l’inquietudine è il miglior rimedio all’abitudine, a quella normalità piatta che anestetizza l’anima”. Ne è convinto il Papa, che dal Parque Enrique VII ha accorciato il suo discorso concludendolo con parole a braccio. “Dio ci ama così come siamo, con i difetti che abbiamo, con i limiti che abbiamo e con le voglie che abbiamo nella vita”, ha annunciato Francesco: “Dio è padre, è un padre che ci vuole bene. E abbiamo anche una Madre che ci aiuta”. “Non abbiate paura, abbiate coraggio, andate avanti, sapendo che siamo coinvolti tutti in questo amore di Dio”, ha concluso ancora a braccio, ricordando che “Dio, quando chiama, ci sorprende, è il Dio delle sorprese”.
“Nella Chiesa c’è posto per tutti”. È’ l’appello del Papa ai giovani, che per natura sono “allergici alle falsità e alle parole vuote”. “La Chiesa è, e dev’essere sempre di più, quella casa dove risuona l’eco della chiamata per nome che Dio rivolge ad ognuno”, spiega Francesco alla folla oceanica del Parque Eduardo VII di Lisbona: “Il Signore non punta il dito, ma allarga le braccia: ce lo mostra Gesù in croce. Lui non chiude la porta, ma invita a entrare; non tiene a distanza, ma accoglie. In questi giorni inoltriamo il suo messaggio d’amore: ‘Dio ti ama, Dio ti chiama’”.
“Quanti lupi si nascondono dietro sorrisi di falsa bontà, dicendo di conoscere chi sei ma non volendoti bene, insinuando di credere in te e promettendoti che diventerai qualcuno, per poi lasciarti solo quando non interessi più. Sono le illusioni del virtuale e dobbiamo stare attenti a non lasciarci ingannare, perché tante realtà che ci attirano e promettono felicità si mostrano poi per quello che sono: cose vane, bolle di sapone, cose superflue, cose che non servono e che lasciano il vuoto dentro”. Non usa mezze misure, il Papa, con il popolo giovane che si è dato appuntamento a Lisbona. “Se Dio ti chiama per nome significa che per Lui non sei un numero, ma un volto”, spiega Francesco dal Parque Eduardo VVII rivolgendosi idealmente ad ogni singolo giovane: “Vorrei farti notare una cosa: tanti, oggi, sanno il tuo nome, ma non ti chiamano per nome. Il tuo nome infatti è noto, appare sui social, viene elaborato da algoritmi che gli associano gusti e preferenze. Tutto questo però non interpella la tua unicità, ma la tua utilità per le indagini di mercato”. “Gesù no: lui ha fiducia in te, per lui tu conti”, garantisce il Papa: E allora noi, sua Chiesa, siamo la comunità dei chiamati: non dei migliori – no, assolutamente no – ma dei chiamati, così come siamo, con i problemi che abbiamo, con i limiti che abbiano, con la nostra gioia che trabocca, con la nostra voglia di essere migliori. Siamo la comunità dei fratelli e delle sorelle di Gesù, figli e figlie dello stesso Padre”.
a cura della redazione
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