San Doroteo di Gaza, monaco e maestro spirituale vissuto nel VI secolo, riporta in uno dei suoi scritti questo insegnamento:
Un grande anziano stava in ricreazione con i suoi discepoli in un posto dove c’erano diversi cipressi, piccoli e grandi. L’anziano disse a uno dei discepoli: «Strappa questo piccolo cipresso». Era piccolissimo e il fratello lo strappò subito con una sola mano. Poi l’anziano gliene mostrò un altro più grande del primo e disse: «Strappa anche questo»: quello lo scosse con tutte e due le mani e lo strappò. Di nuovo l’anziano gliene indicò uno più grande ancora: e lui riuscì a strappare anche quello, ma con maggior fatica. Gliene mostrò un altro ancora più grande, e dopo averlo molto scosso e faticato molto e sudato, sollevò anche quello. Poi l’anziano gliene indicò uno ancora più grande: e lui faticò e sudò parecchio, ma non riuscì a smuoverlo. Come l’anziano vide che non ce la faceva, ordinò ad un altro fratello di alzarsi e di aiutarlo, e così riuscirono, tra tutti e due, a strappato Allora l’anziano disse ai fratelli: «Ecco, fratelli, così sono le passioni: fin quando sono piccole, vogliamo, riusciamo tranquillamente a reciderle.
Se le lasciamo stare perché sono piccole, s’induriscono, e quanto più s’induriscono, di tanto maggior fatica hanno bisogno per essere strappate. Se poi continuano a ingrossarsi contro di noi, nemmeno con fatica riusciamo più a tagliarle da noi stessi, se non otteniamo aiuto da qualche santo che, dopo Dio, si prenda cura di noi».
Le passioni vanno sradicate il prima possibile, perché più crescono più sarà difficile sradicarle. Difficile, ma non impossibile se ad aiutarci sono i nostri fratelli nella fede. Tramite loro il buon Dio ci aiuta a ripulire la nostra vita dalle passioni disordinate. L’apice della misericordia si realizza grazie alla fraternità, i più grandi peccati hanno bisogno della fraternità della comunità, della Chiesa, per essere strappati via dall’anima.
Certo, è difficile chiedere aiuto agli altri, perché significa ammettere di essere peccatori ma non solo, significa anche ammettere di non potercela fare da soli. E questa duplice ammissione non è già una vera opera di conversione personale? Non è già un esercizio di sradicamento radicale della superbia e dell’orgoglio, sradicamento della illusione di autosufficienza?
Collaboratori nella conversione e nella misericordia reciproca per realizzare insieme l’invito pressante di Cristo che dice: Convertitevi!
Nel racconto, però, è l’anziano ad ordinare al fratello di aiutare l’altro. Se non sempre la solidarietà nella misericordia nasce spontaneamente tra noi, sempre ci viene comandata dal Signore quando ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre, quando ci mette sulle labbra, nel Padre nostro, la richiesta di perdono a condizione che perdoniamo noi stessi.
Questo grande insegnamento ci è consegnato da San Doroteo di Gaza, un uomo che ha scelto di vivere insieme ad altri monaci l’esercizio della misericordia fraterna e della pace del cuore, proprio in quella terra oggi teatro di guerra. Perché la pace se non parte dalla liberazione del cuore non ci sarà mai. E la liberazione del cuore se non è realizzata nella fraternità sarà quasi impossibile.
Misericordia, fraternità e pace crescono dove si sradicano le passioni dell’egolatria e della autosufficienza.
Così, sradicando i rami delle passioni e porgendoli ai piedi di Cristo, maestro di misericordia, come fecero i gerosolimitani in quella Domenica delle Palme primordiale, ci incamminiamo fiduciosi nella settimana più Santa di tutte, verso la Pasqua.
don Giuseppe Germinario, direttore