Ma che caldo!

È l’espressione sicuramente più ripetuta nei mesi estivi. Angela, per esempio, lo dice continuamente, soprattutto perché non ha il condizionatore d’aria in casa. Tonino, nonno Tonino per i vicini, ogni giorno ripete che alla televisione hanno detto che questo è l’anno più caldo della storia. E, quasi a ritmo salmico, Nuccio gli risponde che ogni anno è l’anno più caldo della storia. Passano le giornate alla panchina della villetta, aspettando e sperando di vedere passare i loro nipoti anche solo per un saluto. Ma i loro nipoti, Roberta, Mario, Gaia, Chiara, Donato e Matteo, che poi sono amici tra di loro, si alzano tardi e quando passano i loro nonni sono già a casa in attesa del pranzo. Vanno al mare loro, invece, tra un bagno e una focaccia, anch’essa sempre calda. Intanto i loro genitori, alcuni in degli uffici trasformatisi in frigoriferi, altri dal pc di casa, cercano di lavorare senza pensare che fuori non vorrebbero starci per il caldo e dentro non vorrebbero starci perché preferirebbero il mare. Potrei continuare a raccontare di tanti, come potreste raccontarne voi, cari lettori.

Ma mi fermo, sia perché fa caldo, e in questa stanza dalla quale scrivo non c’è il condizionatore, sia perché c’è anche un altro caldo di cui parlare. Tutti questi racconti, persone, eventi, semplici e quotidiani, dicono che il caldo in realtà non è solo un aggettivo relativo alla temperatura percepita in questa stagione.

Il caldo è uno stato d’animo di inquietudine e desiderio, tanto atteso quanto mal sopportato. È uno stato di vita che si presenta non solo nei mesi roventi, una sensazione provata non solo nelle ore in cui il sole picchia forte. È esagerazione e pressione, senso di asfisia e di debolezza.

Questi effetti non li provocano solo i gradi, ma possono essere anche una condizione dell’anima. Non descrivono forse i Salmi (e. g. Ps. 42; 63) l’anima assetata, che come un cervo cerca l’acqua, in terra deserta, arida, senz’acqua?
E non aggiungono che quell’anima è assetata in realtà di Dio, del Dio vivente, che ricerca dal mattino alla sera? Che è il Signore il vero sollievo e il vero refrigerio dissetante e rigenerante?

Viviamo in modi diversi questi mesi, tra chi non si può permettere di interrompere il lavoro, chi stacca con una bella vacanza, chi continua a fare i conti con la sofferenza, chi si diverte semplicemente sulle nostre coste, etc. Ma qualsiasi cosa faremo, c’è un caldo che solo Lui può sedare, una spossatezza e fiacca dalla quale solo Lui può risollevare. Lui sarà il nostro vero desiderio, il nostro vero ristoro, la nostra vera distensione. Sventolando le pagine della Bibbia, accendendo l’aria fresca della preghiera, dissetandoci con l’acqua fresca dei sacramenti, sostenendoci con gli abiti freschi della fraternità trasparente, il caldo si sarà trasformato da oppressione a occasione per esercitarci nell’arte di dissetare e rinfrescare l’anima la quale, in verità, anela sempre a Dio.

E se Tonino come Angela, i ragazzi come i loro genitori continueranno ad avvertire il caldo atmosferico, saranno forieri di freschezza, saranno come un tuono arrivato senza preavviso a sanare la crisi climatica con un effluvio di umanità vera.

Cari lettori, questo l’augurio per i mesi esitivi: che possiate essere, per ripetere una citazione attuale, come un tuono arrivato senza preavviso, capaci di sorprendere positivamente la vita di chi incontrate, di rendere loro uno spicchio di vacanza non fisica, ma interiore, perché capaci di donare distensione e amicizia, di trasmettere la freschezza di una fede sempre giovane e l’audacia di una vita sempre o(O)ltre.

don Giuseppe Germinario, direttore