Oggi avrebbe compiuto 88 anni. Il 18 marzo 1993 i giovani della Diocesi si radunarono spontaneamente nell’atrio vescovile per fare gli auguri a don Tonino, nel suo 58° compleanno. Intonarono Oh freedom, oh freedom, oh freedom over me. And before I’d be a slave I’ll be buried in my grave And go home to my Lord and be free.
Don Tonino si affacciò, avvicinarono un amplificatore alla finestra e accolse commosso gli auguri, ribaltandoli sui giovani stessi con lo splendido discorso che riportiamo in questa pagina (trascritto dalla registrazione).
“Grazie! è una sorpresa autentica quella di stasera per me! Quando m’hanno detto: sono arrivati dei giovani che vogliono venirti a fare gli auguri e vogliono cantare giù, stanno nell’atrio… ho detto: ma perché non li fate venire sopra, nella mia stanza…?
Ho visto, venendo qui con mia grande sorpresa, che siete in tantissimi. Avrei voluto stringere la mano di tutti, farvi di persona il mio augurio cordiale perché ve lo voglio ricambiare. L’augurio che voi avete fatto a me stasera, con il vostro canto e con la vostra presenza, rimbalza su di voi ed è un augurio di felicità, come avete detto poco fa, un augurio di felicità!
Vorrei mettermi ancora – chissà se il Signore mi darà la forza e la salute – non avanti a voi come capofila e neppure dietro di voi, ma in mezzo a voi, in mezzo al popolo e cantare Freedom, oh freedom… Libertà!
Cantare questo anelito profondo che tutti quanti sentiamo nel cuore. Cantarlo in mezzo agli altri giovani che sono un po’ logori dalla stanchezza, cantarlo in mezzo alla gente che non ci crede più, in mezzo a tante persone scettiche.
Oh freedom, libertà!
Libertà non soltanto per noi da tutti i condizionamenti che ci stringono, ma libertà per tutti i popoli, libertà per tutti coloro che sono costretti dalla fame, dalla sofferenza, dalla solitudine… sono costretti a vivere una vita a livelli subumani.
Oh freedom, libertà!
Libertà è un dono che dobbiamo implorare dal Signore perché tutti quanti i popoli della terra siano felici e noi dobbiamo essere protagonisti di questo rinnovamento culturale, di questo cambio di mentalità. Non dobbiamo stancarci, non dobbiamo demordere anche se le difficoltà sono tantissime.
Oh freedom, libertà!
La libertà è questo anelito che viene dalle profondità più nascoste del nostro spirito. Questo anelito che si rintana negli alveoli più profondi dei nostri polmoni, della nostra vita, nei pori delle nostre mani, del nostro corpo, nell’empito delle nostre vene.
Oh libertà, freedom!
Che sentiamo batterci nel cuore!
Come vorrei poterlo cantare insieme a voi in mezzo alla gente, in mezzo al nostro popolo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi; in mezzo alla gente d’Italia che sente questo bisogno. Sapeste ragazzi quanti messaggi mi giungono in questi giorni, di gente che ho trovato lungo i miei percorsi per l’Italia, andando di qua e di là. Vedete – non l’ho mai fatto pubblicamente – vorrei chiedere perdono a voi, per un verso, perdono di aver sottratto qualche volta con le mie uscite, le mie andate fuori all’estero oppure in altre città d’Italia, vorrei chiedervi perdono di questa sottrazione di tempo che ho tolto all’impegno pastorale immediato, concreto; però vi dico che tutto questo sacrificio ritorna anche non solo come immagini, ma ritorna come ricchezza per la nostra Diocesi e per la nostra città, perché, appunto, se io sono andato fuori a parlare di pace è perché qui mi sono sentito sollevare dal vostro entusiasmo. Se sono andato a parlare fuori di freedom, di libertà, è perché qui ho visto i bisogni dei poveri, le sofferenze di coloro che si trovano in difficoltà. Vi ringrazio tantissimo, ho detto vi chiedo perdono per questa sottrazione di tempo, però credo che la spesa sia stata fatta bene, non abbiamo investito inutilmente.
Vi ringrazio ancora una volta.
Vi faccio tanti auguri per la vostra vita, per i vostri sogni, per il vostro futuro. Non abbiate mai ad aver paura di essere carichi di utopie, carichi di queste idealità purissime, soprattutto quelle che si rifanno ai grandi temi della pace, della giustizia, della solidarietà che, tutto sommato, sono temi che si stringono in quella parola.
Freedom, oh freedom, oh libertà, oh libertà!
Vieni a togliermi i ceppi di questi condizionamenti a cui la società di oggi mi sottopone!
Oh libertà, freedom!
Vieni a darmi quell’ossigeno capace di raddoppiare le mie forze in modo tale che davvero il mondo possa cambiare anche con il mio impegno.
Vi faccio tanti auguri di buona salute, di prosperità a voi studenti, a voi genitori, adulti, gente impegnata in tante attività della vita sociale, faccio tanti auguri non tanto di riuscita professionale, quanto di possibilità di rapporto con la gente in modo che tutti coloro che vi incontrano siano felici, si vantino di essere vostri amici.
Grazie per questa manifestazione di affetto, ho detto: vorrei scendere e abbracciarvi ad uno ad uno, comunque lo faccio con la voce: vi stringo così con tantissimo affetto e… vi voglio bene!”
A cura di Luigi Sparapano