Siamo in macchina e c’è traffico. È l’ora di punta, alla radio danno Karol G, gli altri tre passeggeri sfogliano le pagine dei social.
«Don sai, sto leggendo la Bibbia» mi dice ad un certo punto Marco, che è seduto accanto a me. «Davvero Marco? Come mai?» gli chiedo. «Ho deciso di leggerla tutta. Però sono ancora al Levitico». E così inizia a raccontarmi della sua esperienza con il Pentateuco, le curiosità, le pagine inattese. Iniziamo a confrontarci: dalla Creazione al Diluvio, dalla schiavitù al passaggio del Mar Rosso. «La Bibbia dice che è stato Dio a far indurire il cuore del faraone affinché non facesse uscire facilmente il popolo dall’Egitto» mi dice, e poi continua «poi c’è la storia della morte dei primogeniti».
«Ma tu non ricordi niente del catechismo e degli incontri in parrocchia?» gli domando, e lui per tutta risposta mi dice: «Certo che mi ricordo, ma noi facevamo solo lavoretti, giochi, e poi ora che siamo diventati più grandi parliamo di emozioni, di sentimenti, di relazioni, qualche volta della crisi climatica o dei problemi economici».
Gli altri dai sedili posteriori dell’auto, alzata la testa dal cellulare, iniziano a caricare il discorso di domande, a Marco che la Bibbia finalmente l’ha cominciata a leggere, e a me. Tra una considerazione e l’altra, si parla della vita e delle prove che essa riserva.
Dio, come un bravo allenatore, rincara la dose, intestardisce sempre più il faraone, per vedere fino a che punto Mosè e il suo popolo sono disposti a lottare per la libertà. Non farebbe così anche il mister che vuole far crescere la sua squadra, non gli porrebbe contro avversari sempre più forti per temprarne la resistenza e aumentarne la forza? E poi, Dio vuole anche dimostrare che la sua forza è superiore a quella di chiunque altro, che merita davvero di essere il nostro allenatore perché non c’è faraone che lo possa battere. «Questa non l’avevo mai sentita» dice ad un certo punto Nicolò, che ora ascolta interessato. «Ma sulla morte dei primogeniti?».
Il traffico si è sbloccato, ma mentre continuiamo il nostro percorso, continuiamo anche il nostro discorso. Per i primogeniti è necessario avere anche un prospettiva più ampia e pensare che lì si prefigura quello che avviene per tutti: se sei dalla parte di Dio, se credi in lui, sei segnato dal suo sangue, la tua vita non è un nascere per morire, ma per vivere un oltre e un altro, per vivere libero in eterno; se non lo segui, se lo rifiuti, la tua vita si riduce ad aspettare la morte e, neonato o ultracentenario, non avrà avuto un senso se non nel triste destino di dover morire. È quasi un dire che sei già morto se non nasci anche alla fede.
Qui cala il silenzio, per un attimo si sente di nuovo la radio, della quale avevamo ridotto al minimo il volume. Ma è un silenzio riflessivo, carico di interesse.
Arriviamo intanto alla nostra meta. Ci sono gli altri che ci aspettano. «C’era traffico» dice Nicolò con tono di giustifica. «E poi stavamo parlando della Bibbia» aggiunge Marco. «Della Bibbia? Noooo… voglio sapere anche io cosa stavate dicendo!» esclama Antonio, già pronto ad afferrare la focaccia calda messa in tavola, «è vero che è tutta una invenzione quello che c’è scritto?» continua, parlando con la bocca piena. Il discorso continua. Sebbene fossimo lì per l’asta del fantacalcio, non siamo riusciti ad iniziarla prima di aver soddisfatto quasi per un’oretta le domande, incessanti, sul libro più sacro e più affascinante, più bello e più vero che l’umanità abbia a sua disposizione.
Non l’ho mai dubitato, e questa è giusto una conferma: c’è un desiderio di conoscenza della Scrittura e delle verità della fede nel cuore di tanti, giovani soprattutto. E più si cammina insieme, più si cresce. Come faceva Nostro Signore il quale, più che organizzare incontri e sussidi, camminava e insegnava, con tutta l’ira dei farisei che vedevano boicottate le loro programmazioni pastorali da quelle pecore che, finalmente, avevano sentito la voce del loro pastore. È la voce del Pastore ad attirare, è la Sacra Scrittura a toccare il cuore, è la Parola di Dio a provocare la mente e l’anima, anche di chi per noi ha solo voglia di fare il fantacalcio mentre ascolta l’ultima versione di Locura.
P.S. Un saluto alla cara nonna di Antonio, la signora Maria!
don Giuseppe Germinario, direttore