Papa Francesco nel suo Pontificato ha dato tanti spunti di riflessione e motivi di slancio alla vita della Chiesa e dell’umanità. Tra questi, il Papa ha più volte sottolineato quanto sia importante e urgente superare la logica dei pregiudizi e degli stereotipi. È uno dei messaggi del Vangelo, è uno dei frutti della Pasqua. Cristo stesso, nello scegliere i suoi apostoli, ha voluto accanto a sé uomini provenienti da esperienze diverse, regioni diverse, condizioni sociali diverse, professioni e stato economico diversi. E li ha costituiti in unità non perché uniformi, ma perché unificati. La Sua Parola e la Sua Carità li ha uniti.
Così lo scorso gennaio si esprimeva Papa Francesco:
«Se guardiamo a loro [agli apostoli], vediamo che erano davvero molto diversi: c’era chi era stato discepolo del Battista e chi zelota, chi pescatore e chi pubblicano; quante differenze di provenienza, carattere, affinità! Eppure è difficile pensare a un gruppo più unito. Hanno trovato la loro coesione in Gesù: camminando dietro a lui hanno camminato insieme fra di loro. E a cementare questa unità nella carità è stato lo Spirito Santo, che li ha inviati ovunque, legandoli ancora di più tra loro.»
La Pasqua genera unità, cancellando stereotipi e pregiudizi. Questo stile apostolico è il cuore della vita della Chiesa. Nella Chiesa non ci si può fermare a guardare il vestito o la condizione economica, a considerare il titolo di studio o la storia di provenienza. È la sequela di Cristo a renderci fratelli ed è il dono dello Spirito Santo a garantire la concordia. La Chiesa del Risorto è una Chiesa risorta dalla morte del pregiudizio.
In questo senso la Chiesa può essere sinodale. È proprio Papa Francesco ad averlo detto nel 2018 all’apertura del Sinodo: «Quando pensiamo di sapere già chi è l’altro e che cosa vuole, allora facciamo davvero fatica ad ascoltarlo sul serio.»
Sintomo di una chiusura, il pregiudizio impedisce la relazione e la comunicazione perché la imbalsama nel passato e la condanna alla divisione. L’altro è un mistero amato da Dio, non etichettabile. L’altro va scoperto ogni giorno come nuovo e inatteso.
Continuava Papa Francesco: «I rapporti tra le generazioni sono un terreno in cui pregiudizi e stereotipi attecchiscono con una facilità proverbiale, tanto che spesso nemmeno ce ne rendiamo conto.»
Quanti si nascondono dietro la loro “esperienza” per comodità o per vantaggio, giudicando gli altri “giovani” quale sinonimo di “inesperti, incapaci, poco affidabili”!
Così diceva ancora Papa Francesco: «i giovani sono tentati di considerare gli adulti sorpassati; gli adulti sono tentati di ritenere i giovani inesperti, di sapere come sono e soprattutto come dovrebbero essere e comportarsi. Tutto questo può costituire un forte ostacolo al dialogo e all’incontro tra le generazioni.»
Non c’è altra soluzione: bisogna lasciarsi travolgere davvero dalla Pasqua, non frenando il suo potenziale con sterili parole o idilliache commemorazioni. Bisogna lasciarsi travolgere dalla Pasqua come la comunità apostolica nel cenacolo, con l’armonia della diversità che spinge la Chiesa ad essere segno di accoglienza e di salvezza per il mondo.
Il nostro amato Luce e Vita vuole contriubire a questo stile Pasquale e Sinodale, con il suo raccontare ogni settimana storie di fede e di resurrezione, con il suo armonizzare tra le pagine e le immagini la diversità che diventa ricchezza e crescita per la nostra Chiesa diocesana e per tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
don Giuseppe Germinario, direttore