a cura della Redazione
Si è conclusa con grande successo la 13ma edizione de “La notte bianca della poesia”, organizzata nei giorni 8 e 9 luglio a Molfetta e Giovinazzo dall’Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo, presieduta da Nicola De Matteo con direttore artistico Gianni Antonio Palumbo, ricercatore presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia, nonchè redattore di Luce e Vita.
Da alcuni anni una sezione della rassegna è curata da Luce e Vita, nell’ambito della rubrica Riflessi, dedicata alla poesia metafisico-civile; a questo genere poetico è anche dedicata parte del Premio letterario don Tonino Bello, giunto quest’anno alla terza edizione. E sono state proprio le poesie collocate ai primi posti del premio 2023 ad essere declamate nella serata di domenica 9 luglio, nella piazzetta antistante la Sala San Felice, nel centro storico di Giovinazzo.
La serata, introdotto da Angela Di Liso, dell’Accademia, è stata presentata da Roberta Carlucci, giornalista di Luce e Vita e poetessa, che ha aperto con la prima parte del testo di don Tonino Bello Signore della storia.
Sono state declamate le poesie di Aline Fiorot, Tina De Santis, Assunta Spedicato, Girma Mancini, Roberta Carlucci.
Nel suo intervento di saluto, il direttore Luigi Sparapano ha richiamato il senso tanto della rubrica di poesia Riflessi, curata proprio da Palumbo, quanto del premio letterario: avvicinare più persone possibili al mondo della poesia, sdoganandola da quella turris eburnea che tante volte crea una distanza abissale tra poesia e gran parte della popolazione. Rendere la poesia espressione di spiritualità e impegno, non solo esercitazione autoreferenziale e per pochi eletti.
“Con questa vostra meritevole esperienza de La notte bianca della poesia, quest’anno disseminata tra piazze e vicoli, come con Riflessi e con il premio – ha detto il direttore – e come con altre iniziative che potremmo pensare (ad esempio una serie podcast su Luce e vita on line) dovremmo tentare di fornire strumenti per avvicinare alla poesia, per niente noiosa, patrimonio di tutti noi, anche i ‘poveri di parola’, cioè le persone semplici, essenziali”.
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