Indicibile sovranità dell’amore

Sono le sette del mattino. I raggi del sole di novembre cominciano ad entrare soffici dalla finestra aperta, insieme a quell’aria leggermente pungente che da qualche settimana ha rinfrescato le giornate.
Luca è seduto al tavolo, in cucina, con il suo caffè e il pc già acceso. Oggi non andrà in ufficio, può lavorare da casa. Di solito a quell’ora è già in stazione ad aspettare il treno. Ma nei giorni come questo può godersi con calma il suo caffè, accompagnato dai biscotti integrali.

Luca da due anni ha scelto di rendersi autonomo, ha comprato casa con l’aiuto dei suoi genitori e si è traferito lì. I suoi vivono a poco più di un quarto d’ora a piedi da casa sua. Eppure, le giornate sono piene e, più o meno, riescono a vedersi solo due o tre volte a settimana.

Sono le sette del mattino. Nonostante quella finestra aperta c’è un silenzio particolare oggi. Da quella finestra, lontano, si scorge anche il blu del mare. Luca ama guardarlo perché gli infonde quella certezza di infinito. A novembre, poi, il mare è più bello perché è freddo, devi goderlo solo a distanza, ti trasmette al tempo stesso serenità e brivido, forza e timore. Sono gli stessi sentimenti contrastanti che Luca sente dentro di sé.

È vero, non può lamentarsi. Ha un lavoro dignitoso, non il migliore tra le sue aspirazioni ma nemmeno il peggiore, con uno stipendio soddisfacente per i tempi che corrono. Ha alle spalle una famiglia serena, che lo ha sempre lasciato libero di scegliere il suo futuro, ma anche gli ha trasmesso dei buoni valori umani e sociali. Ha una casa, una bella macchina, va in palestra. E poi, ha un buon gruppo di amici, non tantissimi ma fidati, simpatici, sinceri. Ieri sera sono stati insieme ancora una volta come da sempre, sono stati in quel locale che si è aperto da pochi mesi e che molti avevano consigliato di visitare. Ottima birra e pietanze particolarmente saporite.

Sono le sette del mattino. E Luca non riesce a non pensare a Gianni, quel suo amico di scuola media, che ieri ha incontrato dopo diversi anni. Non riesce a togliersi dagli occhi quel suo sorriso sereno, quella sua soddisfazione profonda e quel suo abito, quel suo saio nero. Erano molto amici alle medie, ne hanno combinate di tutti i colori. Abitavano sulla stessa strada e, ogni mattina, andavano insieme a scuola. E poi a suonare i campanelli e scappare, a fare gli scherzi telefonici, ad andare al mare a giugno i pomeriggi dopo la scuola. Anni belli. Poi la famiglia di Gianni si trasferì nel Lazio e da allora non si erano più visti. Fino a ieri.

Gianni gli ha raccontato della sua scelta, di come sia rimasto sempre poco studioso e molto scherzoso. Ma, soprattutto, di come ha trovato il pieno nella sua vita in Gesù. Aveva cominciato a lavorare anche lui, ma poi aveva bisogno di meglio. Oggi è monaco benedettino e la sua vita è scandita dalla preghiera e dalla fraternità.

Luca pensa e ripensa a quell’incontro solare di ieri pomeriggio. Gianni è tornato per fare visita a sua zia, purtroppo agli sgoccioli della vita, ma forse era tornato anche per incontrare lui. Gli ha fatto una promessa: lo andrà a trovare, uno dei prossimi fine settimana, in monastero. C’è qualcosa di affascinante in tutto questo e Luca non vuole lasciarselo sfuggire. Lo ha capito da quelle parole scritte su una immaginetta di San Benedetto che Gianni ieri gli ha lasciato. C’è scritto così «man mano che si avanza nella vita monastica e nella fede, si corre per la via dei precetti divini col cuore dilatato dall’indicibile sovranità dell’amore» (Regola di San Benedetto, Prologo). Indicibile sovranità dell’amore. Luca è sbalordito da queste parole, soprattutto da quell’«indicibile», che nel silenzio di questa fresca mattina di novembre sembra gridare forte al suo cuore.

Ha deciso, tra due settimane gli tocca il turno con il venerdì e sabato liberi. Andrà da Gianni. Anche perché un monastero benedettino non lo ha mai visto e, forse, non ha mai saputo nemmeno pregare. Vuole provarci, vuole scoprirlo, vuole assaporare quella sovranità dell’amore che sente ancora mancare nella sua vita.

don Giuseppe Germinario, direttore