Dopo la commemorazione del Signore Gesù a Gerusalemme siamo radunati in assemblea festiva e partecipata.
È l’unica Domenica dell’anno nella quale ascoltiamo per intero la passione del Signore dai vangeli sinottici e quest’anno capita il vangelo di Marco. Non è uno dei dodici apostoli come Matteo e Giovanni che riportano quello che hanno visto e sentito come testimoni oculari e auricolari. Marco invece scrive quello che ha sentito dalla predicazione di Pietro, come Luca scrive quanto ha sentito dalla predicazione di Paolo.
Siamo anche noi nella condizione di questi due evangelisti, perché crediamo in quello che abbiamo udito.
Passiamo in rassegna i personaggi che fanno da comparsa intorno al protagonista che è Gesù, cominciando dalla cena di Betania e dai preparativi per mangiare la Pasqua con i suoi discepoli. In modo chiaro ed esplicito si parla del tradimento di Giuda e del rinnegamento di Pietro, ma non si tralascia l’abbandono dei discepoli dopo la notte dell’ agonia nel Getsemani, dove Cristo è preso dalla paura e suda sangue! Tra tanta ipocrisia e cattiveria colpisce la supplica accorata del buon ladrone: «ricordati di me nel tuo regno», con la risposta pronta e immediata «oggi sarai con me in Paradiso!»
Ancora di più colpisce l’unico atto di fede di un pagano: il centurione romano: «avendolo visto spirare in quel modo disse: “davvero quest’uomo è figlio di Dio!”». Infatti Giuseppe di Arimatea, membro autorevole del Sinedrio, ottiene da Pilato il corpo di Gesù e lo mise in un sepolcro nuovo.
Non voglio tralasciare Maria di Magdala, testimone silenziosa di una tragedia che ha cambiato le sorti dell’umanità, mentre era tutto destinato a finire per la sorte di un uomo crocifisso, dopo il silenzio del sabato santo. Il Padre ha in serbo per noi una meraviglia delle meraviglie, come un albero di mandorlo rinsecchito e nudo di inverno, a primavera si riveste di vita nuova con fiori profumati.
padre Roberto Francavilla