Il Giovedì Santo, che ogni anno apre il Triduo Santo della Pasqua, celebriamo l’istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio nel cenacolo di Gerusalemme, con gli apostoli radunati attorno alla mensa con il Signore Gesù che si offre nei segni del pane e del vino. In epoca medievale, per un evento prodigioso avvenuto nella chiesetta di Santa Cristina sul lago di Bolsena, nella mani di un prete pellegrino alla tomba dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nello spezzare il pane si intrise di sangue il corporale inamidato custodito oggi nella cattedrale di Orvieto detta appunto del Corpus Domini.
Papa Urbano IV istituì la festa del Corpus Domini (1264), incaricando San Tommaso d’Aquino per gli inni eucaristici, consegnati poi alla tradizione della Chiesa: Lauda Sion Salvatorem, Adoro te devote, O salutaris Hostia, Tantum Ergo Sacramentum.
Usciamo per le strade e sostiamo nelle piazze, come il SS. Sacramento, per dire al Signore che almeno per un giorno è il signore della città.
Nel 1215 papa Innocenzo lll celebrò il Concilio Lateranense lV sull’Eucaristia, per frenare l’ondata delle eresie degli albigesi catari e valdesi che contestavano la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia.
Francesco d’Assisi se ne fece il banditore, scrivendo lettere non solo ai frati ma ai sacerdoti, ai reggitori dei popoli e a tutti i fedeli, professando la sua fede nel Signore Gesù che ogni giorno discende dal seno del padre sull altare, nelle mani del sacerdote.
Noi vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il SS corpo e sangue vivo e vero.
Ai nostri giorni non mancano testimonianze di santità intorno all’eucarestia, come il Beato Carlo Acutis, che definisce l’eucarestia “autostrada per il cielo”. Lui che era un giovane di soli 15 anni, amante dello sport e dell’informatica ha detto anche che davanti a Dio siamo tutti originali e non fotocopie.
Adoriamo Cristo nel Sacramento perché senza di Lui non possiamo fare nulla.
padre Roberto Francavilla