Leggi le letture della domenica
Spesso ci si chiede cosa è essenziale nella vita, quello che ne è un po’ il ‘senso’. Molte sono le risposte che possono attrarre ad un primo sguardo l’attenzione: la salute, il successo, il lavoro, una buona posizione… Ma ad uno sguardo più profondo si nota come esse siano mezzi per una vita più agiata, ma non diano senso e sapore alla vita stessa.
È questa domanda che spinge uno dei farisei, stranamente disponibile all’ascolto del Maestro, a fargli la domanda Qual è il più grande comandamento della legge? Ovvero: qual è il comandamento da cui scaturiscono tutti gli altri e che ne dà il senso? Gesù risponde non con un solo comandamento, ma con due, poiché il secondo è la verifica, la prova del primo.
Citando Deuteronomio 6,5, Gesù identifica il primo e più grande comandamento con Amerai il Signore Dio tuo e dice che è necessario amarlo con tutte le dimensioni possibili per una persona: con il cuore, ovvero con l’affetto e la sincera gratitudine filiale; con la vita, cioè con le opere che da questa gratitudine fioriscono; con la mente, e quindi con la vita interiore, fatta di preghiera e di contemplazione.
Il Signore inoltre ritiene necessario che tutto ciò sia visibile anche fuori dalla vita del singolo, che diventi fondamento della vita di ogni uomo e di ogni donna. Per questo cita Levitico 19, 18: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Il nostro prossimo è immagine del volto di Dio, che si specchia in ogni suo figlio: per questo, il secondo comandamento è una prima e principale applicazione pratica del primo. Gesù conclude la pericope affermando che da questi due comandamenti discendono tutta la Legge ed i Profeti.
A partire da questi due comandamenti il cristiano è chiamato a discernere sulla sua vita e sul suo rapporto con il Padre, con il prossimo e con il mondo. L’Amore, inteso in questa maniera, è l’unica cosa che resta, è il vero senso della Vita ed è il pegno della Vita Eterna, poiché, citando Gv 4,8, Dio stesso è Amore, l’Amor che move il sole e l’altre stelle (Alighieri, Divina Commedia, Paradiso XXXIII, 145).
don Marco L. Cantatore, diacono