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Cos’è la saggezza? E qual è il suo valore?
È una domanda a cui la liturgia di questa domenica vuole rispondere. Una prima risposta è quella, significativamente descrittiva, tratta dal libro della Sapienza (6, 12-16). In tale pericope la sapienza viene descritta quasi fosse una donna splendida e la cui bellezza non sfiorisce, che si fa trovare da chi la cerca e va incontro lei stessa a coloro che la cercano. La sapienza, la saggezza che viene da Dio, non è qualcosa di statico, un sapere o una competenza pratica, ma è conoscenza stessa di Dio, è rapporto con Lui: essa è la sete che l’anima ha di Dio, ben descritta dallo splendido salmo responsoriale (Sal 62).
Molto interessante è il brano evangelico, che getta una luce in più sul profilo della saggezza. È una parabola nuziale che l’inconsueto futuro sarà simile riferito al Regno dei Cieli proietta in avanti, verso il tempo del compimento ultimo, del giudizio finale.
Le dieci vergini rappresentano tutte insieme il genere umano, ma cinque di esse, le sagge, hanno con sé le riserve d’olio, mentre le stolte no: questa è l’unica differenza tra i due gruppi.
Può sembrare di poco conto, ma il significato simbolico dell’olio è quello della fede perseverante che si traduce in prassi di carità amorosa. Le vergini sagge, dunque l’uomo e la donna saggi, a causa della sapienza che viene da Dio, sono coloro che non solo hanno la fede, ma si sforzano di metterla in pratica nella legge dell’Amore. Sia le vergini sagge sia quelle stolte si addormentano (simbolo della morte) e si risvegliano quando giunge lo Sposo, ovvero Cristo. Le sagge, con le fiaccole illuminate dall’olio della Fede, della Speranza e della Carità, vanno incontro allo sposo; le altre cercano invano di acquistarlo, ma, fuori tempo, non possono più accedere al banchetto. Questa parabola, invita a non esitare ad accumulare l’unico tesoro, l’unico olio salvifico, che è il rapporto sponsale e salvifico di ogni battezzato con Gesù Cristo.
don Marco L. Cantatore, diacono