A suggerire le quattro fasi della preghiera cristiana è Origene, un autore cristiano vissuto nel III secolo il quale, tra tante altre opere, ha composto un trattato su La preghiera. L’opera è davvero bella ed edificante per chi vuole approfondire il valore della più alta attività del credente, cioè pregare. Dopo aver esposto tutta la sua trattazione, prima di concludere l’opera, al capitolo 33 Origene descrive sinteticamente come deve svolgersi la preghiera cristiana.
«All’inizio – egli scrive – cominciando la preghiera, si devono elevare con tutte le proprie forze lodi a Dio [Padre], per mezzo di Cristo, glorificato nello Spirito Santo, che è con Lui». Ecco il primo dei quattro punti della preghiera: la lode Trinitaria. Mettersi alla presenza di Dio non è sforzarsi di immaginarsi un astratto e nebuloso essere di fronte a noi, ma è riconoscere la potenza della Trinità, è glorificare l’Amore eterno che si effonde nella Trinità.
Questo primo atto della preghiera anzitutto serve ad uscire da sé, a de-assolutizzarsi, a mettere in secondo piano la propria realtà contingente. Di fronte alla bellezza di Dio anche la mia vita si rasserena e si sente profondamente amata e accarezzata. La preghiera comincia dando il primato a Dio, al Padre dolce e misericordioso per mezzo di Cristo, colui che ce lo ha pienamente rivelato, nella gioia dello Spirito che infiamma il cuore e la mente del credente. Nella pratica, perché non provi a dare inizio alla tua preghiera ripetendo almeno tre volte la semplice invocazione del Gloria al Padre..? Sarà più facile così anche desiderare di inginocchiarti più spesso nella Adorazione Eucaristica.
Origene prosegue dicendo che «Dopo di ciò, ognuno farà seguire ringraziamenti generali, pensando ai benefici elargiti a tanti uomini e quelli personali ricevuti da Dio». Il secondo atto della preghiera è ringraziare. Aperto il cuore a Dio, la Sua luce fa brillare i punti di luce, di bene, presenti nei fratelli e nella tua anima. Non trascurare di ringraziare sempre Dio: questa è la prima conversione che opera la preghiera. Essa ti darà la capacità di benedire, ringraziare non solo per il bene personale, ma anche per il bene che Dio elargisce all’umanità intera. In questo, la preghiera ti ricorda che non sei solo, che lo sguardo paterno di Dio è uno sguardo che abbraccia tutti i suoi figli. Così non ti potrai chiudere all’individualismo spirituale, ma ti aprirai alla fraternità battesimale in un atto “eucaristico”, in un rendimento di grazie che potrai rendere pieno nella partecipazione alla Santa Messa.
«Dopo il ringraziamento, mi sembra che si debbano accusare con severità, davanti a Dio, i propri peccati, supplicando Lui di salvarci e liberarci dallo stato in cui quelli ci hanno condotto, e anche di perdonarci le colpe commesse». È la prima richiesta che devi fare, ricorda Origene, perché il primo vero bisogno di ogni uomo e di ogni cuore è la purificazione dal peccato. Dio può purificarti solo se tu riconosci i tuoi peccati e le loro conseguenze distruttive per la tua vita. Accusarsi con severità significa non sminuire, non autogiustifcarsi. Accusati completamente per essere completamente avvolto dall’amore misericordioso. Quello che non presenterai, Dio non potrà perdonarlo. È la vera liberazione ed è il più grande miracolo che ti porterà a desiderare anche la Confessione sacramentale.
Solo a questo punto, «dopo la confessione dei peccati, – conclude Origene – si chiederanno i doni sublimi, celesti, particolari e collettivi, per i parenti e gli amici». Forse, quando preghiamo, noi partiamo da quest’ultimo punto trascurando quelli di prima, motivo per cui la preghiera si raffredda e diventa sempre più rara nella nostra vita. Ma seguendo i consigli di Origene, arriveremo a chiedere nella preghiera tutto come “doni” da inviare a parenti e amici, agli altri anzitutto, da parte dell’amorevole Trinità. Doni “celesti”, non cose materiali, terrene, ma cose che contano davvero, quelle che arricchiscono il cuore e le relazioni e che solo Dio può dare. Chiedere a Dio per gli altri doni celesti ci educa anche a saper dare agli altri doni terrestri. La preghiera è, infine, allenamento alla carità concreta fatta con generosità cristiana, non per sterile filantropia autoreferenziale.
La vita cristiana trova il suo primo impegno nella preghiera, unica fonte di autentica carità e fraternità.
don Giuseppe Germinario, direttore