O Maria,
permettici, in questo mese di maggio, di utilizzare le parole della fede senza la preoccupazione di essere giudicati antiquati o scontati. Perché, quando si va al senso vero delle cose, possono passare secoli o millenni, ma il loro valore resta immutato, come ciò che è veramente prezioso.
Noi con te vogliamo sentirci liberi, liberi di chiamarti proprio così: nostra Regina.
È un titolo bellissimo, in quanto Regina vuol dire “colei che regge” e “colei che splende”.
Regina significa anzitutto colei che regge, tiene su di sé, porta il peso, e in questo senso domina, governa.
Il potere regale è, tradotto in altri termini, la capacità e la forza di portare su di sé gli altri prima di tutto, di assumersi il peso e le fatiche degli altri (poi, chissà come, il termine è stato distorto).
Re, Regina, quindi, non è chi sta sopra e si fa portare in spalla, ma chi sta sotto e ha spalle capaci di reggere il peso dell’amore per gli altri. E se Cristo è stato pienamente Re quando ha retto il peso atroce della croce, portando con essa sulle Sue spalle malati e poveri, peccatori e reietti, Tu sei diventata Regina quando, anticipataria della redenzione, hai accettato di portare su di te e in te Cristo stesso.
Sei Regina perché reggi Cristo, reggi il peso dell’Amore quello vero, divino, oblativo, reggi la passione di Dio per l’intera umanità, reggi la Sua volontà di reggere il mondo tutto.
Reggi, non cedi, nemmeno ai piedi della Croce. Per questo la tua regalità, non sottoposta alle alterne vicende della storia, insieme a quella del tuo Figlio, non erit finis.
Sei Regina anche perché sei colei che splende. Il dito della destra del Padre ha acceso in te la Luce vera, quella che illumina ogni uomo, rendendoti così lampada splendente in eterno. Splendi di bellezza, splendi di purezza, splendi di dolcezza. Il tuo autentico splendore non ha nulla a che fare con la violenta luce dei riflettori dei nostri giorni.
Oggi, se qualcuno ti incontrasse per strada, al mercato, o ad aspettare il bambino fuori dalla scuola, forse non ti riterrebbe più una donna dei nostri giorni, ma ti giudicherebbe, come si suol dire, “donna di altri tempi”.
Oggi, l’avrai sentito, lasciarsi affascinare dalle cose del Cielo, scegliere di vivere umilmente con un falegname, accogliere la vita anche senza avere una casa e un lavoro, restare la sera a parlare con tuo marito e tuo figlio, preferire l’umiltà alla popolarità, pregare prima di fare ogni cosa, affidarsi alla provvidenza, sono tutte cose “di altri tempi”.
Per essere dei nostri giorni dovresti trascorrere ore e ore a studiare il tuo outfit, essere pronta a passare da un impegno all’altro senza sosta, mettere da parte l’idea troppo tradizionale di curare la famiglia, dare a tuo figlio ogni cosa purché lui non dia impicci a te, farti una carriera da invidia generale. E poi, dovresti batterti per la libertà di abortire, anche se sei madre, scrivere libri sulla tua storia, fare yoga per migliorare la percezione di te stessa, ma subito dopo pubblicare un TikTok per i tuoi milioni di followers, sponsorizzare raccolte fondi, manifestare per l’ambiente, esprimere la tua opinione su tutto con determinazione e, soprattutto, emanciparti e lasciare perdere quel Dio perdente, che è di troppo in una vita tutta incentrata su se stessi.
E, invece, Tu sei Regina!
Perché, pur nel delirio relativista e nel buio della ragione dell’oggi, splendi come un faro nella notte. Sei per noi ancora una possibilità e un esempio di vera umanità, non corrotta dal delirio di onnipotenza, ma baciata dal Soffio d’Amore dell’Onnipotente.
Sei sì “di altri tempi”, ma non di tempi passati. “Altri” perché diversi, originali, unici. Tempi veri, non artificiali, tempi pieni, tempi sani, tempi di chi vuole crescere, tempi carichi di futuro, tempi profumati di santità.
O Maria,
ti chiediamo di restare la nostra Regina, unica sovrana nell’Amore, punto di riferimento in una era senza direzione. Permettici infine, o Maria, ancora una volta di porti sul capo la corona delle nostre preghiere, ornata dalle lacrime e dai sorrisi dei tuoi figli, che per una Madre sono i gioielli di maggior valore.
E, abbagliati dalla tua regale bellezza, saremo forse incoraggiati anche noi a provare a reggere il dolce peso dell’Amore, portando i pesi gli uni degli altri per adempiere così, come dice l’Apostolo, la legge di Cristo.
don Giuseppe Germinario, direttore