Gaetano è un impiegato di banca in pensione ed ogni settimana prende Luce e Vita dal banchetto in fondo alla chiesa, lo mette insieme al quotidiano che ha appena acquistato dall’edicola e poi va in sacrestia dal suo parroco a dare il suo contributo di 1 euro per il giornale preso. Il parroco, infatti ha messo vicino alle copie dei giornali un avviso invitando coloro che lo prendono a portare in sacrestia il loro contributo per la stampa diocesana. E così Gaetano, e come lui diversi altri parrocchiani, vanno da lui ogni Domenica o una volta al mese non solo per dare il loro contributo, ma anche per scambiare due parole, condividere le notizie del giorno, ricevere in cambio un sorriso e una stratta di mano.
Adriana è una giovane studentessa liceale. Ogni settimana va da nonna Lina la quale, tra una cosa e l’altra, le dice di leggere quel giornale che ha preso dalla chiesa. È Luce e Vita. All’inizio Adriana lo ha fatto solo per compiacere la nonna, ma ora lo fa prima ancora che nonna Lina glielo chieda. È rimasta affascinata e ogni settimana aspetta quella lettura semplice ma carica di spunti di riflessione, tanto che qualche giorno fa ha mandato un messaggio al Direttore scrivendo: «Grazie a mia nonna ho scoperto Luce e Vita. Ho visto anche te tra quanti scrivono. Ne sono diventata una assidua lettrice e vi aspetto ogni settimana».
Marisa è una persona dolcissima. Nonostante la sua disabilità, ha sempre voglia di impegnarsi, di rendersi presente, di dire la sua e contribuire attivamente nella associazione di cui fa parte. È abbonata a Luce e Vita semplicemente perché lo era sua madre, tanto che l’abbonamento arriva ancora a nome di quella mamma che da pochi mesi non c’è più. Ma lei continua a ricevere volentieri quel giornale perché, oltre a ricordarle una abitudine di sua mamma, le risveglia l’entusiasmo, la fa sentire parte di questa realtà ecclesiale e le fa compagnia per quell’oretta che dedica alla lettura.
Beatrice è una operatrice pastorale di una parrocchia della nostra Diocesi. Il mese scorso incontrando casualmente per strada il Direttore di Luce e Vita lo ha fermato, anche se era certa che lui non la conoscesse. Aveva bisogno di dire che lei, invece, lo conosceva proprio grazie a quel giornale e alle pagine provocanti che ogni settimana propone. Dalle storie vere di migranti, alle riflessioni sulla città e sul territorio, al focus sugli eventi della chiesa diocesana. Conoscere quanto si fa nelle altre parrocchie lo ritiene molto stimolante per sentirsi propositiva e costruttiva nella sua parrocchia.
Antonio, Maria, Leonardo, Enzo, Anna, Gina, Angela, Lucrezia, potrei scriverne tante di storie dei nostri lettori. Tanti sono nonni e nonne che, dopo aver letto Luce e Vita, lo fanno leggere ai figli e nipoti e ci garantiscono tanti lettori, non verificabili in termini di numeri, ma presenti e soprattutto giovani. Non lo si direbbe, ma sono numerosi i giovani che, direttamente e indirettamente, sfogliano le nostre pagine. Tanti sono gli adulti che, in maniera trasversale ai livelli sociali e culturali, sono raggiunti dalle nostre notizie. E poi gli abbonati, sia quelli nella nostra diocesi, sia quelli fuori diocesi. Luce e Vita raggiunge diverse parti d’Italia e anche da lì spesso giungono feedback incoraggianti.
La nostra redazione è testimone di tante storie di lettori che costantemente esprimono il loro ringraziamento e il loro legame con il nostro settimanale, i loro suggerimenti e, a volte, anche le loro osservazioni critiche. Questo ci nutre, questo incoraggia il nostro lavoro settimanale. Questo mette a tacere le voci che ritengono Luce e Vita uno strumento superato, addirittura obsoleto e inutile nella sua forma cartacea, letto da troppe poche persone e ininfluente nella vita ecclesiale.
L’impegno e la fatica di questa direzione e di questa redazione è per quanti si aspettano costantemente la nostra parola e le nostre pagine, le nostre storie e le nostre proposte. Lo stile che vogliamo continuare a perseguire, lungi dalla smania tipicamente capitalistica della competizione concorrenziale e della febbre da numeri, è lo stile semplice ed esistenzialmente vero del Vangelo, che vuole toccare il cuore e le menti, vuole smuovere i sentimenti e la riflessione, vuole essere un sibilo leggero e non urlo ridondante, capace di dare serenità e fiducia nel futuro, in dissonanza con le tante notizie di violenza o di scontro.
È lo stile che ci viene da una identità che si riconosce profondamente cattolica, che ci viene da una vocazione ad essere granellino piccolo ma fecondo posto nella terra perché fruttifichi, che ci viene da una fede salda nella economia di Cristo, il quale dalla povertà di due pani e due pesci sa sfamare tanti suoi figli.
don Giuseppe Germinario, direttore