Potremo dedicare alcune pagine a don Gino solo nel prossimo numero di Luce e Vita, perché non avremmo mai immaginato di dover apprendere una così triste e inattesa notizia mentre questo numero va in stampa.
Ma la penna, con la complicità dell’emozione e del ricordo, dribblati i programmi, ha cominciato a correre sulle righe per poter incidere, quasi possa sfuggire via, qualcosa di un uomo e un sacerdote significativo per la nostra Chiesa diocesana. E così ho deciso di assecondare la penna non solo per la stima personale nei suoi confronti, ma soprattutto per l’ammirazione comune verso di lui; non solo perché è stato anche il mio professore, ma in quanto ha insegnato davvero tanto a tanti; non solo perché è stato già direttore di questo giornale, ma perché ha portato avanti con stile tutte le attività che ha svolto.
È questo, “lo stile”, ciò che ha caratterizzato don Gino. Non voglio usare queste righe né per fare un ricordo personale, né un elogio professionale, ma per cogliere qualcosa di questo stile che lo ha fatto apprezzare da molti. E non avrei dubbi nel dire che uno dei tratti di questo “stile” è stato l’amore e la ricerca della bellezza. Le idee, gli interventi, gli eventi proposti da don Gino sono stati tutti accomunati da un desiderio autentico di trasmettere bellezza. Qualsiasi cosa fossero le sue iniziative, ne potevamo essere certi: sarebbero stati un pieno di bellezza. Gli artigiani della bellezza sono pochi, sono rari, e lui era uno di questi.
Perché la bellezza vera anzitutto è gentile, non invadente, e non ha l’ambizione di imporsi. È bella proprio per quel riserbo, che genera in chi la incontra il desiderio di scoprirla. E fa maturare la consapevolezza che, per apprezzarla senza distruggerla, è necessario essere discreti e delicati come è la bellezza. La bellezza è riservata e silenziosa, come quel fruscìo di vento leggero nel quale da sempre si nasconde Dio. Don Gino questo lo ha compreso, soprattutto perché egli stesso era caratterizzato da questa discrezione e gentilezza. Gli eventi o i prodotti di massa corrono il rischio di essere carenti di bellezza, come gli oggetti di produzione industriale rispetto a quelli maneggiati silenziosamente da un artigiano.
Proprio perché gentile, riservata, la bellezza vera genera sempre sorpresa e non è mai scontata. No, non è banale ricerca di novità, ma espressione di originalità. Ti sorprende non per la sua forza, ma per la sua capacità di toccare le corde più profonde, originali, dell’essere. Non annoia mai la vera bellezza perché è autentica. La capacità di essere originali è, di fatto, la capacità di essere veramente se stessi, riducendo al minimo la tentazione del conformismo comodo e banale. Fatti tutti ad immagine dell’unico Dio, siamo tutti diversi e originali proprio perché in ciascuno si riflette l’onnibellezza della Trinità, che non finisce mai di stupire e affascinare. Anche sotto questo aspetto, don Gino non ha mai smesso di sorprendere con la bellezza moltiplicata nelle sue varie forme ed espressioni.
E poi la bellezza genera relazioni belle, semplici, costruttive. Non isola e non chiude, ma apre al confronto e allo scambio di idee e passioni. È una dispensatrice di armonia perché è essa stessa il frutto di armonia tra parti diverse e complementari. Le relazioni costruite attorno alla bellezza sono le più preziose, perché spesso disinteressate e autentiche, animate dall’interesse comune per una stessa cosa o dalla curiosità costruttiva verso qualcosa di non ancora conosciuto. Le amicizie nutrite dalla ricerca della bellezza esistono davvero, non sono frutto di una fantasia tutta romantica, e rendono la vita una trama variopinta di fraternità. Don Gino sicuramente ha avuto modo di sperimentare questo particolare genere di comunità: la comunità di quanti sono attratti dalla bellezza, di quanti si ritrovano insieme a contemplarne la sublimità. E non è la bellezza una delle più belle vie per raggiungere Dio?
Gentile, originale, armonica, la bellezza è stata la passione umana e la pastorale sacerdotale di don Gino.
E anche se gli artigiani della bellezza, purtroppo, a volte vengono a mancare improvvisamente, lei, la bellezza, resta, perché è eterna, resta per sempre in questa storia ma, soprattutto, ci avvolgerà per sempre nell’eternità.
don Giuseppe Germinario, direttore