Il presepe artistico della parrocchia S. Gennaro

Il presepe accolto e fortemente voluto dalla comunità parrocchiale di San Gennaro, in Molfetta, è in stile napoletano e trova la sua collocazione per il Natale 2024 ai piedi della mensa eucaristica.

Prova del suddetto stile è fattezza stessa dei pastori, altezza naturale (170cm) realizzati interamente a mano, dai volti per giungere poi agli abiti e quindi ai manichini. Si tratta di un’impianto, di forte impatto emozionale. A sinistra la vergine Maria, adagiata sul fieno in postura distesa; con le mani tende un asciugatoio mentre, circondata da dodici stelle, fissa il nascituro.

Una postura, quella della madre di Dio, che lascia sorpresi i visitatori, abituati a vederla nella classica seduta o in ginocchio. Il suo essere sdraiata, la rende più vicina e simile alla donna di ieri e di oggi, che ha vissuto la gioia ma anche il dolore del parto. Il suo essere vicina alla terra, ricorda l’umiltà che la caratterizza e di cui Dio si è servito.

Questa scena amorosa è intima non è intaccata dalla presenza di Giuseppe, uomo giusto e discreto. Anch’egli, dal volto aureolato e in abiti stile napoletano partenopeo, impugna il bastone fiorito, contemplando di lì a pochi passi Gesù bambino. I volti e gli arti, così come il bambino a corpo unico, sono stati plasmati interamente a mano dalle sapienti mani dell’artista Giovinazzese Saverio Amorisco. Dalle medesime mani, sono nati gli abiti; sete e lame’ ricamate, rivestono i manufatti donando loro un tono prezioso che introducono al mistero del Natale.

Come scrive papa Francesco nella Lettera Apostolica Admirabile signum:
«il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria. E a sentire che in questo sta la felicità. Alla scuola di San Francesco, apriamo il cuore a questa grazia semplice, lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro “grazie” a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli.»