Perchè il Verbo si è fatto carne?

È proprio di chi ama tentare di scrutare il mistero dell’amato. È proprio di chi ama tentare di raccontare il mistero dell’amore.
È proprio di chi ama Dio tentare di scrutare il suo mistero. È proprio di chi ama Dio tentare di raccontare il mistero del suo amore. Perché il mistero è proprio questo: qualcosa di non propriamente conoscibile che chiede insistentemente di essere conosciuto, qualcosa di non propriamente dicibile che chiede inesorabilmente di essere detto.

È questa l’esperienza che si fa di fronte al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio: qualcosa di inconoscibile che si fa conoscere e qualcosa di inesprimibile che si esprime.
Il Natale è l’evento che ci permette nuovamente di scrutare l’avvento di Dio nel mondo, di scoprirlo definitivamente rivelato quale Padre, Figlio e Spirito santo, indivisa e inconfusa Trinità, strabordante d’amore.

Questo Dio trinitario ha scelto non solo di farsi vicino all’uomo, ma di farsi Egli stesso uomo. Ma perché lo ha fatto? Perché il Figlio, Verbo divino, si è incarnato? Perché il Natale? Perché questo evento?
Il primo motivo per cui il Verbo si è fatto carne è per salvarci riconciliandoci con Dio. Non c’era altro modo di liberarci dal peccato che assumendo la nostra stessa carne per scagionare la carne dal giogo dal peccato. Perché il peccato è così negativo? Perché ci separa da Dio, che è la nostra vita, verità, felicità.

Il peccato è la causa della nostra infermità che lede la nostra vita, il peccato è la causa della nostra ambiguità che oscura la verità, il peccato è la causa della nostra angoscia che ci sottrae alla felicità per la quale siamo stati creati. Separandoci da Dio ci separa anche dalla nostra realizzazione personale. E, poiché l’uomo non ha la forza di ricostruire da solo il rapporto con Dio, che non ha rotto da solo ma ha rotto con la seduzione del peccato, era necessario che Dio stesso ricostruisse questo rapporto, riallacciasse il legame con l’umanità da lui creata buona e bella.

don Giuseppe Germinario, direttore