Solennità di Cristo Re

La regalità di Cristo, che scaturisce dalla morte sul Calvario e culmina con l’evento da essa indissociabile della risurrezione, ci richiama a quella centralità, che a Lui compete in ragione di quel che è e di quel che ha fatto.

Verbo di Dio e Figlio di Dio, innanzitutto e soprattutto, “per mezzo del quale – come tra poco ripeteremo nel “credo” – tutte le cose sono state create”, egli ha un intrinseco, essenziale ed inalienabile primato nell’ordine della creazione, rispetto alla quale è la suprema causa esemplare.

E dopo che “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), anche come uomo e figlio dell’uomo, egli consegue un secondo titolo nell’ordine della redenzione, mediante l’ubbidienza al disegno del Padre, mediante la sofferenza della morte ed il conseguente trionfo della risurrezione. […]
Ma volendo considerare, oltre ai titoli ed alle ragioni, anche la natura e l’ambito della regalità di Cristo nostro Signore, noi non possiamo fare a meno di risalire a quella potestà che egli stesso, sul punto di lasciare questa terra, definì totale ed universale, ponendola alla base della missione confidata agli apostoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,18-20).

In queste parole non c’è solo – com’è evidente – l’esplicita rivendicazione di un’autorità sovrana, ma è altresì indicata, nell’atto stesso in cui essa viene partecipata agli apostoli, una sua ramificazione in distinte, pur se coordinate, funzioni spirituali.

Se, infatti, Cristo risorto dice ai suoi di andare e ricorda ciò che ha già comandato, se dà loro l’incarico sia di ammaestrare che di battezzare, ciò si spiega perché egli stesso, proprio in forza della somma potestà che gli appartiene, possiede in pienezza tali diritti ed è abilitato ad esercitare tali funzioni, come re, maestro e sacerdote.


San Giovanni Paolo II, Omelia nella Solennità di Cristo Re (23.11.1980)