Le comunità della Basilica e della Fondazione ricordano stasera (17 settembre, presso la Sala Polifunzionale della Fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano, in Bitonto, dopo la celebrazione eucaristica alle 18.30, ndr) la testimonianza di Renato Brucoli, giornalista, scrittore ed editore, per fare grata memoria del suo impegno come coordinatore del bollettino del Santuario, l’Eco dei Santi Medici. Dopo il saluto del parroco-rettore della Basilica e presidente della Fondazione don Gaetano Coviello, interverranno mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vicepresidente della Cei, mons. Vito Piccinonna, vescovo di Rieti e il dott. Piero Di Domenicantonio, giornalista e coordinatore de “L’ Osservatore di strada” mensile de L’Osservatore Romano.
Renato Brucoli sarà ricordato come un “comunicatore di speranza” che incarnava le virtù della mitezza e della profezia. In un tempo in cui la violenza, l’arroganza e il narcisismo avvelenano la società, Renato era tra quelli che possiedono la forza della mitezza, che non è sinonimo di debolezza, fragilità e arrendevolezza. Nel loro approccio pacato con la realtà, i miti sanno essere molto determinati e Renato era così: una persona pacata ma attiva, un organizzatore di speranza.
La vocazione di Renato nell’organizzare la speranza era soprattutto quella della parola e in questo testimoniava la virtù della profezia. Una virtù impropriamente definita come l’arte della divinazione, della veggenza e dell’oracolo. Al contrario la profezia, proprio dal punto di vista etimologico, è un “pro-femì” che significa in greco “io parlo” e “pro” per conto di, a nome di. I profeti hanno sempre parlato con la sobrietà della parola e della vita, la forza dell’indignazione, in difesa dell’orfano, della vedova e dello straniero.
Questo perché – come dice papa Francesco – “l’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione”. Con la scrittura Renato è stato un tessitore di comunità, un costruttore di reti di relazione, il suo è stato, in questo un giornalismo di prossimità, ma sull’esempio di Isaia e di don Tonino Bello, non ha taciuto anche quando si trattava di scrivere articoli scomodi in difesa della sua comunità. Nel 2013, L’Ordine dei Giornalisti di Puglia gli attribuì il Premio “Michele Campione” per l’inchiesta sul danno ambientale procurato da un’industria di laterizi nella sua Terlizzi.
Ha scritto Luigino Bruni che “la nostra generazione ha perso contatto con la profezia. Non la riconosce, non la stima, e così il posto che era dei profeti è stato prima lasciato vuoto poi subito occupato dai leader e dagli influencer; perché quando la domanda di profeti che sale dalla gente non incontra la profezia vera, entra in scena quella falsa con la sua grande efficienza e i suoi effetti speciali. La Bibbia ci dice che Dio ascolta il grido del povero, ma ci dice anche che i profeti sono amplificatori necessari di questo grido, perché possa giungere fino al cielo”. Per questo ci manca oggi la testimonianza di Renato Brucoli e per questo diciamo grazie a questo mite profeta della parola.
Valentino Losito
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