XXIII domenica del Tempo Ordinario: apriti!

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“Effatà, apriti!” (Mc 7,34).
La parola, detta da Gesù nella guarigione del sordomuto, riecheggia oggi per noi; è parola suggestiva, di grande intensità simbolica, che ci chiama ad aprirci all’ascolto e alla testimonianza.
Il sordomuto, di cui parla il Vangelo, non evoca forse la situazione di chi non riesce ad instaurare una comunicazione che dia senso vero all’esistenza?

In qualche modo fa pensare all’uomo che si chiude in una presunta autonomia, nella quale finisce per trovarsi isolato nei confronti di Dio e spesso anche del prossimo.
A quest’uomo Gesù si rivolge per restituirgli la capacità di aprirsi all’Altro e agli altri, in atteggiamento di fiducia e di amore gratuito. Gli offre la straordinaria opportunità di incontrare Dio, che è amore e che si lascia conoscere da chi ama. Gli offre la salvezza.

Sì, Cristo apre l’uomo alla conoscenza di Dio e di se stesso. Lo apre alla verità, Egli che è la verità (cfr Gv 14,6), toccandolo interiormente e guarendo così “dall’interno” ogni sua facoltà.
Per voi, carissimi Fratelli e Sorelle impegnati nell’ambito della ricerca e dello studio, questa parola costituisce un appello ad aprire lo spirito alla verità che rende liberi!

Al tempo stesso, la parola di Cristo vi chiama a farvi intermediari, presso innumerevoli schiere di giovani, di questo “Effatà”, che apre lo spirito all’accoglienza dell’uno o dell’altro aspetto della verità nei diversi campi del sapere. Visto in questa luce, il vostro impegno quotidiano diventa un seguire Cristo sulla strada del servizio ai fratelli nella verità dell’amore.

Cristo è colui che “ha fatto bene ogni cosa” (Mc 7,37). Egli è il modello a cui guardare costantemente per fare della propria attività accademica un servizio efficace all’anelito umano verso una conoscenza sempre più piena della verità.

San Giovanni Paolo II
dall’Omelia in occasione del Giubileo dei docenti universitari (10 settembre 2000)