Dopo la Solennità del Corpus Domini, riprendiamo il tempo ordinario che ci accompagnerà fino al prossimo Avvento a fine novembre. Il Vangelo che proclamiamo per quest’anno è quello di Marco, non è uno dei dodici discepoli ma si può considerare il “segretario” dell’apostolo Pietro.
Infatti ci riporta quasi alla lettera la sua predicazione, mettendo in evidenza le difficoltà del Maestro non solo con la folla, ma anche con i suoi Apostoli.
Questa domenica ne è una prova evidente con l’affermazione riferita a Cristo: «è fuori di sé» o addirittura considerarlo posseduto da Beelzebul, capo dei demoni!
La Prima Lettura dal Libro della Genesi sembra proporci la stessa difficoltà, quando accenna la storia del peccato originale col pietoso scaricabarile tra Adamo, la donna e il serpente. Per fortuna nostra, la conclusione della tragica pagina: «porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua e la sua stirpe, questa ti schiaccerà la testa e tu le insedierai il calcagno».
L’apostolo Paolo poi nella Seconda Lettera ai Corinzi accenna al limite della nostra vita scrivendo: «non ci scorragiamo anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno, perché non fissiamo lo sguardo sulle cose invisibili ma su quelle visibili, che sono eterne.»
Il Vangelo infine ci ammonisce di stare attenti al peccato di bestemmia contro lo Spirito Santo, dicendo di Gesù che è posseduto da un spirito impuro. Il Maestro infatti dice: «tutto sarà perdonato ai figli degli uomini ma non sarà perdonato in eterno chi è reo di colpa eterna».
Come un arcobaleno dopo un temporale, ecco l’episodio conclusivo della madre e dei parenti che lo cercano, ma Gesù risponde: «chi è mia madre e i miei fratelli? Girando lo sguardo su quelli che erano seduti intorno esclama: chi fa la volontà di Dio è per me fratello sorella e madre».
padre Roberto Francavilla