Dopo le apparizioni del Risorto ai discepoli, il Tempo di Pasqua ci fa ascoltare le dichiarazioni di Gesù in prima persona, tutte riportate nel Vangelo di Giovanni.
Abbiamo già ascoltato «io sono il Buon Pastore», questa V Domenica, invece, ascoltiamo «io sono la vite, voi i tralci». Gesù, sapiente Maestro, riprende le similitudini dalla vita e dall’ambiente in cui è vissuto.
Si tratta di pastori, agricoltori e pescatori, sono immagini di immediata comprensione per associazione di idee. Quanti lo ascoltavano non faticavano a comprendere perché in Oriente non si parla per concetti, ma per similitudini. Eccoci dunque alla vite e ai tralci: «chi rimane unito a me, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla».
Infatti gli Atti degli Apostoli ci raccontano la vicenda di Saulo di Tarso diventato Paolo apostolo, dopo quello che gli è capitato sulla via di Damasco.
Egli è un tralcio unito alla vite e porta molto frutto fino ad essere potato dalle avversità, perché porti più frutto con il martirio della decapitazione alle tre fontane di Roma.
L’apostolo Giovanni nella Prima Lettera, detta della comunione, sottolinea la stessa unità tra la vite e i tralci quando ci esorta: «non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa».
Giovanni è l’unico tra gli apostoli che ha seguito il Maestro fino al Calvario e può scrivere nella sua Prima Lettera: «ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato, ciò che le nostre mani hanno contemplato, ossia il Verbo della vita, noi lo annunciano anche a voi, perché voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Questo vi scriviamo perché la vostra gioia sia perfetta.»
Su questa testimonianza autentica del discepolo che Gesù amava vi auguriamo la gioia di Cristo Risorto, soprattutto alle famiglie i cui figli si apprestano a vivere la Prima Comunione!
padre Roberto Francavilla