L’ottavo giorno della Pasqua, celebriamo la Festa della Divina Misericordia, istituita da San Giovanni Paolo II, dopo aver approvato e canonizzato Santa Faustina, che nel suo diario ci ha lasciato quanto richiesto dalla divina volontà.
Lo stesso Papa ne ha beneficiato, dopo lunghi anni di Parkinson e ripetuti ricoveri al Policlinico Gemelli, in seguito al tragico attentato in piazza San Pietro 13 maggio 1981. Egli ha chiuso la sua parabola terrena il 2 aprile 2005 ai primi vespri della Divina Misericordia.
In questo ottavo giorno di Pasqua ci viene in aiuto il Vangelo, perché ci presenta il Signore Risorto che a porte chiuse appare nel cenacolo.
Augura loro per tre volte pace a voi. Particolarmente interessante è l’apparizione all’apostolo Tommaso che, agli amici che hanno visto il Signore Risorto, replica: «se non vedo non credo!»
Venne Gesù e disse a Tommaso: «metti qui il tuo dito e guarda le mie mani, prendi la tua mano e metti nel mio fianco e non essere incredulo ma credente!», suscitando il lui la famosa citazione: «Mio Signore e mio Dio», tante volte sentita da chierichetto da parte degli anziani a voce alta, battendosi il petto, quando si eleva l’ostia e il calice alla consacrazione.
Ma il Risorto sembra smorzare l’entusiasmo dell’apostolo, quasi rimproverandolo: «perché mi hai venduto tu hai creduto» e regalando a tutti noi la beatitudine della fede senza vedere: «beati quelli che non hanno visto e hanno creduto». In terra polacca, Santa Faustina, tra le guerre mondiali nel secolo scorso, è stata testimone e messaggera della Divina Misericordia, molto più grande della umana miseria.
Anche oggi mentre imperversano guerre assurde e inutili rimane urgente l’invocazione «Gesù confido in te». Ogni giorno in tante chiese all’ora del vespro viene pregata e invocata perché non ci rimane altro da fare che affidarci all’amore misericordioso di Dio.
padre Roberto Francavilla