Trasformeremo le spade in vomeri? Dal messaggio del Papa, Intelligenze artificiali e pace, traccia della 9^ edizione della Marcia diocesana per la Pace, a Giovinazzo, promossa dalla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali (CDAL)
Uno striscione con i colori dell’arcobaleno riporta l’audace esortazione di don Tonino Bello, In piedi, costruttori di pace. Così si apre il corteo del popolo della pace delle quattro città della nostra Diocesi, domenica 28 gennaio.
Sul molo Beati i costruttori di pace con la stele – dedicata dall’Osservatorio per la legalità e il bene comune al compianto vescovo – protesa verso il mare, luogo evocativo di incontro di popoli e civiltà, si è in tanti. Più generazioni animate dal medesimo desiderio di pace. Insieme gli amministratori dei comuni della Diocesi. Nell’aria canti di impegno. Poi le parole di Francesca, segretaria della CDAL, che dischiudono il senso dell’iniziativa.
«Avremmo voluto aprire questa marcia diocesana per la pace quantomeno con la notizia della fine del conflitto in Ucraina. Ed invece, oltre al perdurare della guerra russo-ucraina, negli ultimi mesi abbiamo assistito all’irrompere di un nuovo conflitto, quello israelo-palestinese, che sta mietendo vittime soprattutto tra i civili, con una conseguente crisi umanitaria di proporzioni spaventose. Se siamo qui stasera dunque è perché siamo convinti, mutuando le parole del nostro Presidente, Sergio Mattarella, pronunciate in occasione del discorso di fine anno, che “Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Volere la pace non è neutralità; o, peggio, indifferenza, rispetto a ciò che accade.»
Dà forza sapere di non essere soli ad invocare la pace. In tante città italiane e del mondo tanti uomini, donne, giovani scendono in piazza perché non si rassegnano al silenzio dell’indifferenza. Intendono sollecitare i potenti a compiere scelte coraggiose e umane, facendo cessare il rumore delle armi. La sfida è passare dalla “Pace delle armi, alle armi della Pace”.
Il corteo si è snodato tra le vie della città di Giovinazzo. Nelle due soste previste si è dato spazio alle voci dei giovani dell’Agesci, della Gifra e dell’AC. Il suono di una sirena antiaerea ha scosso i presenti e i ragazzi hanno creato una sorta di controcanto tra le ipocrite dichiarazioni di pace e le azioni bellicose dei grandi della terra. Efficace la scelta di un testo di Francesco d’Assisi che con linguaggio duro si rivolge ai governanti a cui ricorda di considerare il giudizio finale per le loro azioni. Coinvolgente il canto Semina la pace e stimolante la lettura di stralci della Laudate Deum.
Nella parrocchia di sant’Agostino, le invocazioni per la pace e le testimonianze. Gli interventi del prof. Marescotti, fondatore di Peacelink e di Rosa Siciliano, direttrice editoriale della rivista di Pax Christi, Mosaico di pace, hanno suggerito percorsi di pace.
Il primo, pur non tacendo i rischi dell’intelligenza artificiale al servizio dei potenti in campo politico, economico e militare, ha sottolineato le infinite potenzialità dell’IA per la pace: cercare informazioni, scrivere discorsi, articoli, riassumere, rielaborare, fare traduzioni. L’IA consente di avere un intero ufficio stampa al servizio dei pacifisti. “Munizioni” nonviolente inesauribili per creare una rete mondiale tra tutti i movimenti nonviolenti.
La direttrice di Mosaico ha articolato il suo intervento puntuale e appassionato sulle tre direttrici della denuncia, rinuncia e annuncio. Scenari inquietanti all’orizzonte. ll crescente numero di conflitti che attualmente attraversa il mondo e che lentamente sta trasformando quella che Papa Francesco ha più volte definito “terza guerra mondiale a pezzi” in un vero e proprio conflitto globale. A Gaza e in Ucraina, nel Caucaso meridionale tra Armenia e Azerbaigian, così come Etiopia e tra Venezuela e Guyana, nel Corno d’Africa in Sudan, in Camerun, Mozambico, Repubblica democratica del Congo e sud Sudan, in Perù e Nicaragua.
Allarmanti i dati relativi al nostro Paese. In Europa aumenta la spesa militare, in Italia, stanziati per il 2024, 29 miliardi di euro per gli armamenti. Florido il commercio delle armi, vendute anche a paesi belligeranti, disattendendo lo spirito della legge 185 del 1990, che vieta la vendita delle armi ai paesi in guerra. In corso la progettazione e realizzazione di caccia con sistema interstellare ad opera anche dell’azienda a partecipazione statale Leonardo. Ad Aviano e Ghedi presenti 60-90 testate nucleari. Preoccupante l’aumento nel mondo del numero, ben 63, dei muri costruiti sulle frontiere per respingere, escludere, separare.
La pace, parola fragile e nel contempo impegnativa, in un momento storico in cui è sempre più minacciata, indebolita e in parte perduta. Costruire la pace esige impegno, lotta. Richiede sacrificio, sofferenza, tenacia. Obbliga ad essere vigili, ad essere in piedi.
In piedi per denunciare i profitti dell’industria bellica e fermare la corsa agli armamenti. In piedi per compiere scelte di vita sostenibili. In piedi per diffondere la cultura della nonviolenza. In piedi per costruire relazioni interpersonali rispettose del volto dell’altro. In piedi per combattere i rischi connessi alla rivoluzione epocale che l’intelligenza artificiale sta attuando, vigilando affinché sia al servizio della fraternità umana e della pace.
Categorico l’invito di Rosa Siciliano a non fare sconti alla speranza. Ripartendo dalla nostra terra. Dalla profezia di pace di don Tonino, testimone di nonviolenza.
Cosa possiamo fare? Gesti concreti. Monitorare la produzione e il commercio di armi nella nostra regione, consapevoli che esse sono segno tangibile del fallimento di ogni civiltà. Cogliere dai sotterranei della storia gli aneliti di pace, pensiamo alla rivolta nonviolenta delle donne iraniane che lottano per i loro diritti. Chiedere il riconoscimento dello Stato di Palestina. Riaffermare la vocazione del Mediterraneo, culla di dialoghi tra civiltà.
La pace esige anche rinunce. Il no del Papa alla donazione milionaria di Leonardo all’ospedale vaticano ne è testimonianza. O la scelta di Alfiero Vito Fontana fabbricante barese di mine antiuomo che è diventato sminatore, dopo aver riconvertito la sua fabbrica di ordigni bellici.
Chiudono l’intervento gli emozionanti Auguri di pace di don Tonino di fine 1992 in cui ci esorta a non stare a guardare, ma a rimboccarci le maniche.
Ogni partecipante ha inviato una e-mail indirizzata a tutti i parlamentari pugliesi per chiedere di adoperarsi per un immediato “cessate il fuoco” nella striscia di Gaza, per richiedere aiuti umanitari e una soluzione politica del conflitto che possa garantire a Israeliani e Palestinesi di vivere in pace.
L’impegno per la pace, non è fatto solo di gesti straordinari, ma, come ci ha esortato il vescovo, mons. Cornacchia, ognuno è chiamato a vivere nel suo contesto familiare e lavorativo la “ferialità” della pace.
Rosa Liso, membro della CDAL
Qui il testo della mail