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Siamo al culmine del tempo di Natale e contempliamo la teofania nel Giordano, lì dove il Battista indica Gesù come colui che viene a battezzarci in Spirito Santo e fuoco e la voce dal Cielo mostra al mondo il Messia e la sua Missione. Nella teofania del Giordano inizia dunque la missione pubblica di Gesù, definito come “figlio amato”, prediletto nel quale Dio si è compiace. Un compiacimento, quello di Dio, molto umano e divino, che richiama alla bellezza della volontà del Padre. E quando un Figlio fa ciò che il Padre gli chiede, il Padre è sempre felice.
A Nemi, un piccolo centro alle porte di Roma, nel santuario del Santissimo Crocifisso dei Mercedari, è possibile trovare, per chi avrà la grazia di vistarlo, la statua di un Cristo in croce che sorride. L’autore commenta l’opera dicendo che Gesù, seppur nel dolore, sorride perché felice di fare la volontà del Padre: non c’è amore più grande che dare la vita per gli altri e chi dona la propria vita cambia il suo malumore e ritrova la gioia. In questo compiacimento c’è tutto il desiderio di conformarci alla volontà del Padre. Dio Padre gioisce nel vedere i suoi figli che rispondono alla sua Parola “che – scrive il profeta Isaia – non torna al cielo senza aver compiuto ciò per cui era stata mandata” (Isaia). La Parola di Dio va ascoltata, compresa e messa in pratica. Essa guida e sovrasta tutte le cose.
Nella Liturgia di oggi siamo invitati a riconoscere la Parola che guida la nostra vita e ne orienta le scelte e i progetti. “Le mie vie non sono le vostre vie” scrive Isaia, il problema è che spesso pensiamo che Dio sia Colui che deve accontentarci in tutto e questo ci fa perdere di vista quale sia la “Sua volontà”, vero bene per noi. Un bene che passa anche e soprattutto attraverso le feritoie strette di situazioni spiacevoli, di dolore e sofferenza che però, se accolte nella fede, dischiudono a suo tempo la luce di qualcosa di nuovo e di luminoso. Senza la Croce non può esserci Resurrezione.
“Colui che viene dopo di me è più degno di me io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali”, solo Cristo, il Kyrios, ci dona la salvezza nello Spirito Santo attraverso il suo speciale Battesimo di morte e Resurrezione. Non sono le acque fangose del Battista a convertirci, ma l’acqua che scaturisce dal “costato di Cristo” segno del suo estremo e libero atto di amore, l’unico capace di rinnovare e trasformare il nostro corpo, votato alla morte, alla vita Nuova del Regno dei Cieli.
Dalle acque del suo costato siamo tutti immersi con Cristo e con Lui rinasciamo a vita nuova: Il primo fonte battesimale della storia è proprio il Costato di Cristo, e a differenza di Tommaso non limitiamoci a mettere solo il nostro dito, bensì tutto il nostro corpo e il nostro spirito. Abbeveriamoci a questa acqua zampillante di vita perché come dice la Scrittura” come la cerva anela ai corsi di acqua così l’anima mia ha bisogno di Te o Signore”.
In Gesù ritroviamo il refrigerio della nostra anima e del nostro Spirito. Oggi la liturgia ci invita a rivivere gli impegni del nostro Battesimo, grazie al quale veniamo rigenerati a vita nuova e degni di portare la veste nunziale. E se con l’unzione del crisma poi riceviamo la missione profetica regale e sacerdotale di Cristo, con il “Rito dell’Effetà” vengono aperte le orecchie e la lingua si scioglie per iniziare a pronunciare il nome di Dio e a professare la fede da risorti. I battezzati sono sempre risorti e amati da Dio.
Sentiamoci amati come figli e non cammineremo mai nelle tenebre e nel grigiore della vita. Iniziamo allora l’anno nuovo come figli della Luce e portiamo a tutti questa Luce, attingendo alla fonte sicura del Cristo e del suo costato aperto. San Bernardo, con una forte espressione forte, ci ricorda che dobbiamo prepotentemente andare da Lui contro le potenze del maligno e se le tentazioni ci portano via da Cristo noi dobbiamo fare di tutto e lottare per ritrovarlo.
Dobbiamo “usurpare” dal costato di Cristo ciò di cui abbiamo bisogno! Ed è Gesù stesso che ci invita a usurpare il suo cuore per diventare più umani: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò” (Mt 11,25). Chi accoglie lui accoglie tutti e diventa simile a Lui. Il Battesimo ci incorpora a Cristo e alla sua Chiesa, ci fa discepoli e testimoni credibili. Attingiamo con gioia alle sorgenti della salvezza e saremmo veramente rinati. Il Battesimo è la porta di tutta la gioia e la pienezza cristiana.
E se non ricordiamo il giorno del nostro battesimo andiamo subito a cercarla, riprendiamo se possibile le foto di qualche album disperso, perché nella galleria della nostra esistenza umana non può mancare il ricordo indelebile di un evento che ha segnato la nostra storia di uomini e di figli. Il nome di un battezzato si può anche cancellare da un registro parrocchiale, non certo dal libro della vita del Cielo.
Andrea Fulco, Sir