Profeta non è colui che dice cose nuove, ma colui che dice cose vere. Profeta non è colui che annuncia rivoluzione, ma colui che proclama la Verità. Per questo viene ignorato od osteggiato.
Perché la Verità non fa mai comodo a tutti. Anzi, la Verità non fa mai comodo a nessuno, perché scomoda sempre a tutti, perché è al di sopra di tutti, è vera per tutti e svela che tutti hanno sempre bisogno della Verità. La Verità Signora su tutti e tutti devono riconoscersi sottomessi al suo bagliore.
Solo Uno è la Verità, Gesù Cristo. Tutti gli altri possono avvicinarsi, tendere, desiderare la Verità. Ma tutti avranno sempre l’ombra dell’«io», l’ombra della propria limitatezza umana, la quale toglie inevitabilmente uno spicchio di luce alla Verità, crea un cono d’ombra rispetto alla Verità. È il nostro «io», è la soggettività a frenare la Verità.
L’oblio della Verità nel nostro tempo è dovuto proprio a questo: l’esaltazione dell’«io». L’uomo dell’inizio del terzo millennio si è evoluto in un animale autoreferenziale, capace di guardare solo se stesso e dire solo se stesso. Il paradigma della narrazione è diventato il veicolo di questa autoreferenzialità. Ciascuno canta le proprie opere, ciascuno narra le proprie conquiste, ciascuno tesse le proprie lodi. E gli altri, se ci sono, servono solo come comparse nell’epopea dell’«io».
Che sia una storia di vittorie o una successione di sconfitte, la «mia» storia deve essere il centro dell’attenzione rispetto alla quale tutti devono essere pronti ad applaudire. E assistiamo non solo dalle reti televisive, ma anche dalle cattedre scolastiche, dalle pagine dei libri, dai video sui social, dai corsi di formazione, dagli incontri comunitari e, ahimè a volta anche dagli amboni delle Chiese, alle autonarrazioni miopi di chi vuole solo essere ascoltato ed esaltato, eroe di una poema tristemente narcisistico.
In tutto questo, mai potranno essere di moda i profeti, esemplari rari, rarissimi, capaci di dimenticarsi di sé, di annullare l’«io», di rendersi trasparenti in favore della Verità. I profeti, i quali fanno in modo che la loro persona faccia ombra il meno possibile alla Verità; i profeti, i quali non hanno l’ansia da novità, la sindrome della modernità, il tormento della popolarità; i profeti, i quali sanno che la Verità è immutabile, insindacabile, inalienabile. Come il Sole, dal quale puoi nasconderti, ma che non puoi modificare, eliminare o scalfire.
Noi siamo molto lontani dall’essere profeti e profetici, ma non dobbiamo perdere la consapevolezza di dover lavorare in questa direzione.
Il nostro settimanale si chiama, da quasi cento anni, Luce e Vita. Però, sia chiaro: non siamo noi la Luce e la Vita, ma dobbiamo dare testimonianza alla Luce e alla Vita confessando, come Giovanni il Battista nel Vangelo di questa Domenica, di non essere noi il Cristo, ma una flebile voce che vuol provare a gridare nel deserto.
don Giuseppe Germinario, direttore