Da donna, da giovane (adulta), da cittadina, da giornalista, da educatrice, da Animatrice di Comunità mi chiedo spesso cosa posso fare per questo maledetto e dilagante fenomeno della violenza contro le donne.
E le parole sembrano superflue, insufficienti, quasi inutili.
Per adottare uno stile di vita non basta l’adesione formale a dei principi, non basta accettare l’invito al cambiamento ma impegnarsi per metterlo in atto, non basta dire di essere contro qualcosa. No, non basta più tutto questo. Ci vuole un intervento simultaneo e contemporaneo per donne e uomini, per ricordarci che non siamo in conflitto, che non siamo in scontro.
Che l’uno e l’altra esistono in correlazione e anche reciprocità e i sentimenti chiedono uno spazio e una attenzione ben più grandi degli istinti, delle voglie, degli impulsi.
Che essere donna non è una colpa. E neppure essere uomo. Che non rispettare, sì, quello è peccato. Donne e uomini non possiamo vivere ciascuno nel suo, siamo chiamati alla relazione. Di qualsiasi tipo si tratti (amicizia, amore, fratellanza, collaborazione). E siamo chiamati a una relazione sana, che rispetti persone, corpi, idee, spazi, volontà. Ci si allena al rispetto, ci si educa e rieduca.
Stima, rispetto, comprensione, cura, amore. Questo si merita ogni donna. Sì, anche ogni uomo. Ma, mi dispiace riscontrarlo, la donna deve ribadirlo di più a tanti uomini.
Si viene amati per scelta di qualcuno e, mi vien da dire, per concessione di qualche altro. Qualcuno dà e qualcuno riceve, per invertire poi le parti. Così, mi pare, “funzioni” l’amore. Offro e prendo, ricevo e dono.
Ad ogni donna sento di dire: amati e ama.
Ad ogni uomo sento di dire: impara ad amarti e ama.
Se c’è un disequilibrio è perché più spesso accade che l’uomo apprende dopo ad amare o non apprende proprio, preso com’è a mettere in atto ogni diritto che gli spetta in quanto uomo. E invece no, il diritto a uno spazio (nel cuore di qualcuno, nella società, nel lavoro), a un riconoscimento, all’amore stesso spetta a tutte le donne e a tutti gli uomini, a tutte le persone.
Che essere donna non è una colpa. E neppure essere uomo. Non rispettare, sì, quello è peccato. Ricordiamocelo. Nessuna donna si dia per scontata e nessun uomo dia per scontata alcuna donna. Ricordiamoci anche questo.
Susanna M. de Candia, vicedirettrice