C’è una umanità in continuo movimento, più di quanto si possa credere o immaginare.
Dei profughi si parla spesso, e purtroppo molte volte per motivi non proprio belli. Ma di quanti altri movimenti non si parla! Il mondo è un intrecciarsi di rotte, di carovane di uomini e donne che si spostano per svariati motivi, alla ricerca di necessità diverse. Muoversi, spostarsi, viaggiare, è una caratteristica innata dell’umanità. Ed è una metafora della vita stessa, come tanta letteratura ci insegna.
In questo numero di Luce e Vita a fare da filo conduttore sono proprio gli spostamenti. Se in molti siamo consapevoli dei movimenti migratori che, per svariati motivi, portano uomini e donne da paesi lontani nella nostra terra, in pochi ci poniamo la domanda su cosa facciano queste persone una volta giunte in Europa. L’accoglienza passa anzitutto per la consapevolezza che queste persone ci sono e che anche le istituzioni devono prendere atto di questa presenza. Come? Uno dei modi è quello che viene presentato dalla scelta dello ius soli. Se condivisibile o no a voi la discussione!
Ma, a fronte di questo movimento, se ne verifica anche uno parallelo, ancor meno focalizzato dai mezzi di comunicazione ordinari. Si tratta del movimento di tanti pensionati o comunque cittadini che, in modo simile e diverso, preferiscono spostarsi in altre parti del mondo per motivi economici o sociali. Le percentuali le scoprirete sfogliando il giornale, ma soprattutto scoprirete che questo fenomeno è meno raro del previsto. E qui le cose cambiano, perché questo dice una reciprocità di movimento il quale, anche se con una fenomenologia diversa, ci mette alla presenza di un fattore comune che è la ricerca di un contesto di vita più favorevole. Tutti vorrebbero vivere diversamente e, anche, meglio, e per questo scelgono di farlo spostandosi.
Il muoversi, lo spostarsi, l’esplorare è una dimensione propria della umanità, soprattutto in età giovanile. E il modo più fecondo per scoprire il mondo è attraversarlo camminando. Anche il fenomeno dei cammini è in grande crescita, perché dice non solo un desiderio di scoperta, ma soprattutto un bisogno di ritmo umano. Il passo dell’uomo è proporzionato al suo sguardo e camminare non è solo un atto fisico ma è, soprattutto, un compiere un percorso interiore. Il contatto con la strada e con il paesaggio, la compagnia di chi ti affianca nel cammino, la fatica che ne consegue, la meta che si avvicina sono ingredienti fondamentali per una umanità, spesso giovane, ma non solo, che si mette in cammino, sulla scorta degli antichi pellegrini e, a volte, sui loro stessi sentieri, per ritrovare se stessi e la bellezza delle relazioni.
In questo, inevitabilmente, si può ritrovare anche una dimensione altra della vita che, nel cammino geografico trova una metafora del pellegrinaggio spirituale alla ricerca della bellezza e della verità.
L’umanità in continuo movimento è stata assunta pienamente dal Verbo eterno, il quale facendosi uomo ha condiviso anche questo aspetto della nostra vita. Non è forse vero che il Signore, non avendo dove posare il capo, si è mosso continuamente nella sua esistenza terrena? E se da fanciullo ha dovuto trasmigrare in Egitto, da adulto ha voluto percorrere città e villaggi della sua terra, senza mai stancarsi. E chiamando i suoi discepoli, dopo averli invitati a seguirlo sulla Via che è Egli stesso, congedandosi ha dato loro il comando di andare a portare il Vangelo, attraversando tutti i confini della terra. Cosa che hanno fatto loro e tanti dopo di loro.
L’umanità è una famiglia in cammino, nel tempo e nello spazio, nel corpo e nel cuore, in ricerca di una meta che, se su questa terra è sempre provvisoria, diventa sicuramente stabile in Dio, fine ultimo di ogni viaggio e di ogni desiderio del cuore dell’uomo.
don Giuseppe Germinario, direttore