Giovedì 14 settembre 2023
In terra Santa i frati francescani li trovi dappertutto. Il volto, il saio marrone, cingolo bianco e sandali, sono garanzia per la custodia dei luoghi santi, l’accoglienza dei pellegrini, l’accompagnamento spirituale e le opere sociali che si portano avanti nel silenzio. Che se non ci fossero la situazione sarebbe tragica.
“I frati poi che vanno tra gli infedeli possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti né dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo…”.
Il passo della Regola non bollata attribuita a San Francesco che spiega ai discepoli l’atteggiamento che devono avere con i musulmani è l’incipit e la trama del dialogo avuto con padre Francesco Patton, francescano, Custode di Terra Santa e Presidente dell’associazione Pro Terra Sancta, che abbiamo incontrato proprio nella sede della Custodia. È da oltre sei anni che padre Patton svolge questo delicato ruolo in Terra Santa e ad aprile è stato confermato dal Papa per altri tre anni.
Questo mandato di oltre 800 anni – ci spiega Patton – oggi in Terra Santa vuol dire prendere sul serio la prima parte, cioè non fare liti o dispute perché sarebbe facile avere un approccio polemico o puntare alle cose che non vanno, invece un atteggiamento pacifico e aperto in cui si dà fiducia all’altro è un approccio che paga. Mentre quel siano suddetti e soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio vuol dire mettersi a servizio di tutti con spirito di gratuità. Da qui l’impegno per le scuole, le opere sociali, la costruzione di case per famiglie, la promozione culturale, le borse di studio, i progetti inclusivi, la somministrazione di miglia di pasti (anche a figli di jihadisti) nelle zone terremotate di Aleppo… Molti dei loro progetti vedono anche il sostegno dell’8xmille alla Chiesa cattolica.
Come abbiamo visto nei racconti precedenti l’opera educativa e sociale che le scuole e le organizzazioni cristiane svolgono in Terra Santa ricade in larga maggioranza su persone musulmane. Anche nella rinomata scuola di musica “Magnificat” che ha sede proprio nella Custodia, l’80% dei professori sono ebrei e gli studenti appartengono alle tre fedi abramitiche.
“La Palestina, in particolare, che si avvicina al 56° anno di crisi con centinaia di vittime all’anno, vede ancora impedita di fatto libertà di autodeterminazione sociale e politica. Impossibilitata a costituirsi come nazione e quindi a determinare appieno il proprio destino. Il governo attuale, spiega ancora padre Patton, non è in grado di affrontare la gravità della situazione e di conseguenza i programmi umanitari – inizialmente ideati esclusivamente per le emergenze – si sono col tempo istituzionalizzati”.
Quel mandato di San Francesco, quindi, è purtroppo molto attuale e porta a testimoniare il Vangelo con carità e anche con la disponibilità al martirio. Sono circa 2000 i martiri cristiani in Terra Santa e forti sono le persecuzioni nelle terre mediorientali. “L’orizzonte della vita cristiana è il martirio” rimarca il Custode.
Non mancano segni di vocazioni e di conversione. Padre Patton li chiama “musulmani francescani” come il vecchietto di Gerico che racconta a memoria sotto l’albero di Zaccheo l’episodio evangelico e dice “Sono musulmano, ma Gesù è nel mio cuore”.
Cosa deve custodire il Custode di Terra Santa? Tre sono gli impegni.
“Mio compito, come Custode è quello di custodire la vocazione dei frati perché se la loro vocazione è salda loro aiuteranno le persone a vivere con Cristo”.
Seconda cura è quella della comunità, la cura pastorale secondo le indicazioni del Patriarca.
Terza cura è dei luoghi sacri, cosa che un tempo facevano i cristiani locali, conservando luoghi e tradizioni, e oggi sono i frati a custodire la “fisicità della fede”. Occorre aiutare i cristiani a fuggire dalla tentazione del neo-gnosticismo. “Non solo una fede di testa, di conoscenza, ma anche di corpo, di tridimensionalità, oltre la bidimensionalità della Bibbia”. Questa consapevolezza dovrebbe dare più vigore alla raccolta di offerte che facciamo il venerdì santo, pro Terra Santa.
Si conclude la “serafica” conversazione col Custode. Con una consapevolezza: l’essere cristiani in minoranza, o minorità, (2% in Terra Santa), deve portarci al cambiamento: dall’essere potenti all’essere significativi. E visto che i numeri in calo riguardano anche i cristiani dalle nostre parti, l’essere significativi deve essere una provocazione anche per noi. Terra Santa docet…
Luigi Sparapano
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