Martedì 12 settembre 2023 (mattina)
Appena ci vedono Loren, Zane, Talia, Tamara… e le decine di amichetti ti saltano in braccio come se ci conoscessimo da tanto. Loro sono nati con sordità lieve o media o profonda, a causa del diffuso fenomeno di genitori consanguinei, e qui le Suore Dorotee dei Sacri Cuori (Congregazione di Vicenza) dal 1964, per volontà di Paolo VI, fondarono una scuola per ridare voce ai sordi. Nell’Istituto Effetà “Paolo VI” si compie ogni giorno quel miracolo di Gesù che tocca le labbra del malato.
Nel 1971 si avviò la scuola con 24 bambini. Ora sono circa 200 e imparano a comunicare non con il linguaggio dei segni, ma con quello orale, sfruttando al massimo il grado uditivo di ciascuno, grazie anche all’utilizzo di protesi o impianti cocleari. Proprio quando non è possibile con il linguaggio orale inviano i bambini alla scuola dei segni. Ma capita raramente. Accanto alle tre suore che si dedicano alla scuola ci sono 9 logopediste e diverse docenti che accompagnano i bambini praticamente da 0 a 18 anni. I piccolissimi vengono accolti con le mamme perché i genitori vanno accompagnati nell’accettare il limite dei figli e non scaricare su di loro la rabbia. Poi a 3 anni cominciano la scuola dell’infanzia per arrivare alla maturità. Si svolgono gli stessi programmi ministeriali ma ricorrendo a metodi diversi, più “visibili” e manuali (decoupage, mosaici, musica, cucina…). Non manca un servizio di assistenza sociale per le famiglie con problemi economici. IN questi casi i bambini sordi sono ulteriormente chiusi, isolati in se stessi e interiorizzano la violenza che respirano in famiglia.
Anche in questo istituto i bambini sono tutti musulmani, solo uno è cristiano e quando interpello a riguardo la direttrice suor Ginetta Aldenghi, che vive qui quasi dall’inizio dell’istituzione, mi dice candidamente che sì, all’inizio le mamme hanno diffidenza verso le suore e una scuola cattolica. Poi quando cominciano a vedere i miglioramenti dei propri figli i sospetti cadono e sono loro a fare propaganda nei loro quartieri. “Più che parlare di Gesù, viviamo di Lui e amiamo ogni persona prima che la sua religione”. “Non pensavo che le mie tre figlie sorde avrebbero potuto parlare” dice una mamma.
“Pupille dei miei occhi” chiamava le bambine San Giovanni Antonio Farina, il fondatore delle Maestre Dorotee, e così trattano i bambini le Suore e le operatrici del centro.
Purtroppo il governo non mantiene le promesse circa le rette e le Suore devono far fronte a non poche difficoltà per pagare gli stipendi e far funzionare la struttura. Ma dal 2010 si è affiancata AVSI, la più grande ONG italiana, nata da Comunione e Liberazione, che promuove progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in 40 Paesi, inclusa l’Italia, venendo a contatto diretto con circa 5 milioni di persone e indiretto con circa 37 milioni. Qui all’Effatà Francesco Buono, Ginevra Fioretti e Anna Chiara Ruzzetta, giovani operatori e volontari del Servizio Civile, stanno promuovendo il progetto Yalla, finanziato anche con fondi 8xMille della Chiesa cattolica, grazie al quale sarà fornito equipaggiamento scolastico, si promuoverà l’inclusione e saranno formati i docenti. Sono 460 i bambini/e a cui sarà pagata la retta scolastica; a sei studenti meritevoli (2 per anno di progetto) verrà assegnata una borsa di studio universitaria; 71 giovani (di cui la metà donne) prenderanno parte a corsi professionalizzanti; 20 educatori scolastici saranno formati su e-learning, gestione delle classi e modelli educativi; 28 gli studenti coinvolti nei Work-shop + 240 genitori; È previsto l’acquisto di apparecchi acustici per sei bambini della “Effetà Institute”.
Ero già stato in questo Istituto, ma quella gioia genuina dei bambini è impagabile e quindi ci tornerei ancora. Con il rammarico, però, che noi veniamo, ascoltiamo, vediamo, ci emozioniamo… ma poi andiamo via. Loro restano! Per questo anche dalle nostre case possiamo fare molto perché quel miracolo continui a prodursi. Anche con una semplice firma oppure promuovendo raccolte fondi.
Luigi Sparapano
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