Il direttore uscente di Luce e Vita, sul numero del 3 settembre scorso, ha espresso gratitudine per l’arricchente esperienza fatta in 16 anni di attività giornalistica a servizio della Diocesi e delle città.
“A fine anno pastorale avevo confidato a più d’uno la decisione di rimettere l’incarico di vicedirettore di questo settimanale, ricoperto da sei anni. Mi sembrava un tempo adeguato, come per altri incarichi, per non personalizzare troppo un’esperienza che appartiene da 90 anni alla comunità diocesana”. Così scrivevo sul numero del 1° settembre 2013 quando Mons. Martella mi nominava direttore di Luce e Vita, dopo sei anni – dal 16 giugno 2007 – che ne ero stato vicedirettore, parallelamente al ruolo di direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali.
Dopo altri due mandati da direttore ho sentito il dovere di fare un passo indietro definitivo, non per stanchezza (anzi!), ma proprio per la ragione di cui sopra: non personalizzare un ruolo che è di servizio e come tale a tempo determinato, non assoluto. Il giornale è della comunità, non di chi lo dirige pro tempore.
Ora, non è il momento di ripercorrere questi sedici anni, così densi di eventi, con tutte le innovazioni che abbiamo intuito e sperimentato nell’ambito della comunicazione. Alcune delle quali prese come esempio da altre diocesi. Gli eventi in cantiere per il centenario daranno l’opportunità di rileggere una lunga storia quale motore per il presente e il futuro. Luce e Vita, primo storico settimanale in Puglia, ha saputo camminare al passo coi tempi, talvolta anticipandoli e questo è stato anche un elemento di vitalità che lo ha portato al traguardo dei cento anni. Altri giornali diocesani purtroppo hanno chiuso. Cartaceo e digitale, parola scritta e multimediale, sono stati integrati in una chiara e lungimirante progettualità che va ancor più sviluppata nel tempo che viene. Un patrimonio da non disperdere.
“Considero la scrittura di un pezzo non meno importante di un bicchier d’acqua offerto ad un anziano, di un’ora di compagnia ad un ammalato, di un incontro di catechesi… e riflettendoci – quando un articolo è la sintesi di un’azione originale di documentazione, di narrazione di vita, di riflessione critica, di elaborazione personale, di ricerca espressiva e anche di meditazione – forse è proprio un modo diverso, ma non meno efficace, di offrire acqua, tempo, compagnia, contenuti e preghiera… al lettore. É prendersi cura di lui nella mente e nel cuore. Se poi scatta la reciprocità comunicativa allora la relazione è efficace”. Era ed è l’idea di servizio, dichiarata all’inizio del mandato, che ho cercato di declinare giorno per giorno, settimana dopo settimana. Naturalmente non sempre le buone intenzioni vengono manifestate e percepite come tali e per questo chiedo scusa.
Questo è lo spazio della gratitudine verso le tante persone con le quali ho collaborato e mi hanno fatto crescere.
Ai Vescovi Mons. Martella e Mons. Cornacchia che hanno riposto fiducia totale nella mia persona e nel mio operato senza mai volerlo condizionare e approvando ogni iniziativa adottata e grazie all’indimenticato amico don Mimmo Amato!
A tutte le Amiche e Amici con i quali ho avuto l’onore di collaborare (sono tanti e non posso qui nominarli): la redazione di Luce e Vita, inclusi i redattori di Luce e Vita Giovani e i giovanissimi di Luce e Vita Ragazzi che si sono avvicendati negli anni, offrendo il prezioso contributo di idee e generosa disponibilità. Basterebbe sfogliare le annate per rendersi conto di quale progettualità sia stata espressa, frutto di tante riunioni di redazione, laboratori di pensiero e di azione.
Grazie agli Amici della segreteria di redazione e dell’amministrazione, passati e presenti, senza i quali il giornale non sarebbe stato pubblicato, e a quanti lo hanno distribuito puntualmente. Alle speakers del videonotiziario e a TeleDehon.
Il grazie più grande alle Lettrici e ai Lettori, ai Sacerdoti e a quanti hanno convintamente sostenuto l’azione missionaria del giornale e mi hanno incoraggiato nei non pochi momenti di sconforto.
Grazie alla mia famiglia che ha consentito una dedizione diuturna (molto spesso anche notturna) per tener fede ad un puntuale impegno di volontariato culturale per la Chiesa locale.
Passo il testimone a don Giuseppe e a Susanna che, con Michelangelo e don Maurizio dell’UCS, sono convinto sapranno coniugare novità nella continuità, dando sviluppo alle innovazioni che in questi anni abbiamo intuito, recepito e già avviato. Le forme potranno e dovranno mutare per raggiungere il lettore, ma senza snaturare o annacquare quel senso critico sempre più minato da una comunicazione troppo sintetica, superficiale, appagante e volatile.
Buon proseguimento di lettura!
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