Silvia Bonsi
Direttrice Ufficio diocesano pastorale sociale e del lavoro
Attualmente il mercato del lavoro in Italia, secondo gli ultimi dati che ci provengono da Eurostat, gode di una discreta salute, il tasso di disoccupazione è il più basso degli ultimi 10 anni con 23,3 milioni di occupati, ma questo non descrive le tante zone grigie, se non nere, che continuano ad esistere nel nostro mondo del lavoro. Il tasso di occupazione migliore non fa emergere le diseguaglianze tra chi ha un lavoro sicuro e chi no, tra chi ha un lavoro equamente retribuito e chi no, non rileva le profonde disparità di lavoro tra le generazioni e tra i generi.
Secondo una recente indagine sulla disparità salariale di genere condotta dalle Acli, tra le lavoratrici dipendenti sotto i 35 anni, quindi anche giovani, la quasi metà (49,2%), pur lavorando, si colloca sulla soglia di povertà, se accade un imprevisto o sceglie di avere un figlio, anche grazie ad un sistema di welfare sociale incompiuto. La disparità lavorativa che non è solo di genere, ma anche generazionale, non dimentichiamo i tanti giovani che non studiano né lavorano o che sono costretti a partire, è un problema di diritti e di libertà che rende più iniqua e socialmente bloccata la nostra società.
Il Direttore dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, Houngbo, in occasione della Festa del Lavoro, chiede a tutti di unire le proprie forze per dare priorità alla giustizia sociale, perché non ci potrà essere lavoro dignitoso, se non ci saranno politiche che mirino a costruire un futuro senza diseguaglianze economiche e sociali. Il lavoro è dignitoso se è un tempo di crescita, un tempo di relazione, un luogo privilegiato di valorizzazione delle capacità della persona, un luogo di testimonianza di cristiano e di cittadino. Papa Francesco ce lo ricorda molto bene, dicendo che la “vera ricchezza sono le persone, senza di esse non c’è lavoro, non c’è impresa, non c’è economia”.
Buona Festa del Lavoro a tutti!
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