don Luigi Ziccolella,
Centro Diocesano Vocazioni
“Un meraviglioso poliedro” (Chv 207) è l’immagine di una Chiesa dell’unicità delle storie, delle situazioni, delle vite, dei volti che risplendono alla luce della chiamata di Cristo alla pienezza di vita. Quell’unica nota di sottofondo alla creazione “amore” si riflette in innumerevoli armonie che portano il nome di ciascuna persona ed assumono forma e sostanza nelle diverse situazioni che sono chiamate ad incarnare. Come raggio di luce che penetra ed attraversa un diamante e si rifrange in sfumature di colore, così la chiamata ab aeterno di Dio per la creazione, ed in particolare per ogni uomo, donna, giovane, bambino o anziano, si concretizza nel Sì che il credente è chiamato a rinnovare con la propria esistenza. Il poliedro diventa così l’immagine più bella per descrivere la ricchezza della Chiesa, la ricchezza racchiusa in ciascuno di noi, e la preziosità di ogni vita. “Se esiste una vocazione dell’intero corpo ecclesiale che è la missione di annunciare il Vangelo e portare a tutte le genti la Salvezza che viene dal Signore, se esiste la vocazione personale di ciascuno dei suoi membri e fa prendere corpo alla chiamata universale della Chiesa stessa, esiste anche una parola che risuona nel reciproco e complementare annuncio tra le forme della vocazione, a servizio di tutti coloro che la vogliono ascoltare. […]
Ciascuna vocazione, occupandosi di un aspetto particolare della vita cristiana senza tralasciare l’insieme, ne richiama l’importanza e la bellezza alle altre vocazioni e porta un annuncio di salvezza ad ogni uomo, come in un meraviglioso poliedro” (don Michele Gianola, in Vocazioni).
L’esperienza più bella è quella che stiamo vivendo nelle comunità parrocchiali della nostra Diocesi. Durante la Celebrazione Eucaristica domenicale, principale per la comunità, con il Centro Vocazioni Diocesano stiamo facendo un vero e proprio esercizio di risposta alla chiamata di Dio nella vita. Alla Parola proclamata ed udita proviamo a rispondere su un bigliettino: “Cosa sta chiedendo Dio a me in questo momento della mia vita? Come vivo questa Parola appena ascoltata? Come posso incarnarla attraverso la mia vita?”.
Una volta scritto il bigliettino ognuno lo inserisce nel grande poliedro di legno che viene trasferito in tutte le Parrocchie, fino all’ultima domenica di maggio. È un’esperienza entusiasmante ed interessante, soprattutto perché molte volte si percepisce l’imbarazzo e la difficoltà di concretizzare e scegliere con la propria vita, nella propria situazione, la forma da dare alla Parola proclamata. Ora a ciascuno di noi è dato il compito di non lasciar cadere invano la bellezza e la ricchezza della vita che Dio ha posto, come dono, nelle proprie mani. È importante anzitutto prenderne consapevolezza e soprattutto saper scommetterci nel modo giusto, secondo la Sua Parola.
Come abbiamo ascoltato nel Vangelo di questa IV domenica di Pasqua: è Lui che conduce fuori le sue pecorelle. Molti ladri e molti briganti tentano in diversi modi di distogliere l’attenzione e di accattivarsi la simpatia dei più attraverso proposte allettanti o appariscenti, ma Gesù è il pastore vero, autentico, che non viene per rubare, uccidere e distruggere, ma per dare la vita, e perché le sue pecore l’abbiano in abbondanza. (Cfr. Gv10,10)
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